Sessualità e comunicazione,
Laura Bedarida ricorda Dr. Ruth

«È stata davvero un personaggio notevole, una pioniera in tante cose. Ha aperto l’argomento al mondo, era un tabù e Dr Ruth ne ha fatto programmi in televisione, alla radio… è grazie a lei che oggi noi abbiamo la possibilità di praticare la nostra professione». Sono parole di Laura Bedarida, che si definisce “consulente di coppia e sessuale” e da Livorno, dove è cresciuta in una famiglia ortodossa, si è trasferita in Israele dopo il liceo. L’occasione è un ricordo della dottoressa Ruth Westheimer, nota come Dr. Ruth, diventata una vera celebrità come terapista sessuale d’America negli anni ’80 e mancata negli scorsi giorni. Nata Karola Ruth Siegel da una coppia di ebrei ortodossi nella città tedesca di Wiesenfeld, aveva dieci anni quando fu messa su un treno per la Svizzera, parte del Kindertransport di bambini ebrei in cerca di salvezza. Era il 5 gennaio del 1939 e suo padre, Julius, era stato portato via dalla casa di famiglia sei settimane prima. Sua madre Irma e sua nonna Selma le stavano offrendo una possibilità unica di sopravvivere. «Forse è proprio da quello che ha passato» ragiona Laura Bedarida «che viene la forza con cui ha portato avanti il suo modo di affrontare la vita. Lei sottolineava sempre quanto fosse importante la gioia di vivere, quanto avere un atteggiamento positivo possa fare la differenza». E non solo positiva, è stata, Dr. Ruth, ma portatrice di una forza ammirevole: una volta arrivata all’orfanotrofio di Heiden, nella Svizzera orientale, era sì al sicuro, ma si sentiva slegata da ciò che la circondava. Si unì quindi all’Haganah, l’organizzazione paramilitare ebraica nata prima delle Israel Defense Forces, e cambiò il suo nome dal tedesco Karola al secondo nome, Ruth, mantenendo l’iniziale centrale “K” con la speranza che così i suoi genitori, se fossero ancora vivi, potessero trovarla più facilmente. Un modo per andare avanti senza dimenticare le proprie radici. «Si cambia», racconta ancora Bedarida, «e si resta forti di quello che si è stato. Io per esempio oggi non sono più religiosa, sono molto attaccata a Israele, qui ho studiato sociologia e antropologia, due materie che mi hanno dato una prospettiva importante, una guida su come guardare il mondo, poi mi sono occupata di marketing per diversi anni, in grandi compagnie. Però quello che mi importa davvero è dare una mano alle persone, sono abituata al fatto che i miei amici vengano da me per un consiglio, e mi è sempre piaciuto ascoltare e aiutare gli altri, mi ha sempre fatto stare bene».

Una nuova carriera
«Così quattro anni fa mi sono messa a studiare, prima consulenza personale, poi consulenza sessuale, un argomento che mi ha sempre interessato, e di cui non si parla abbastanza. Poi sono passata alla consulenza di coppia, ho pensato che mi avrebbe aiutata ad avere altri strumenti». E che tutto inizi dalla comunicazione, che non sia sensato occuparsi subito delle problematiche sessuali, è una cosa che Dr. Ruth ha ribadito sempre: serve prima una capacità di parlarsi e di guardarsi negli occhi, e se non c’è dialogo entrare in camera da letto e ritrovare una intimità che funziona è difficile.

Aggiunge Bedarida: «Se non c’è abbastanza comunicazione, non si crea contatto, se non ci si parla è tutto difficile, e su questo Dr. Ruth è stata preziosa: si andava dallo psicologo, e magari si andava anche a chiedere aiuto per questioni problematiche sulla sessualità, ma non se ne parlava apertamente. E del resto riuscire a fare domande non è ovvio, le persone non sanno parlare di cosa non funziona, non lo dicono neppure al proprio partner e spesso proprio non sanno cosa piace, e cosa non piace. Incredibilmente la masturbazione è ancora un tabù». Anche in coppia ci può essere molta solitudine, ed è proprio a questo argomento che la dottoressa Ruth ha dedicato molte energie negli ultimi anni. Ma non era un argomento nuovo, già nel 1945 nel suo diario scriveva: «Vivo con 150 persone, e sono sola». Sempre al diario racconta di desiderare un’amica e prega, in una nota della settimana successiva, di trovare qualcuno «che mi ami e mi capisca».

L’importanza della comunicazione
In ottobre, da un kibbutz nei pressi di Haifa, scriveva che tutto le sembrava squallido, grigio e vuoto: figlia unica, che non aveva più rivisto né i genitori né la nonna dopo essere salita su quel treno, raccontava di come si era sentita completamente sola il giorno del suo compleanno. Forse per questo molto si era occupata del parallelismo tra i problemi sessuali dell’uomo e la lotta contro la solitudine. Spiegava che come nessuno vuole ammettere di avere problemi con l’intimità, nessuno vuole ammettere di non avere abbastanza amici. Negli anni ’80, quando la dottoressa Westheimer ha raggiunto la celebrità nazionale, l’epidemia che portava con sé il maggiore stigma era l’AIDS. Dr Ruth ha affrontato argomenti tabù come l’omosessualità e l’uso del preservativo, dando a coloro che venivano evitati e tormentati le informazioni e quella compassione di cui avevano bisogno. I suoi consigli, spiegava con la sua famosa ironia, erano più facili da accettare erano offerti da una donna “matronale” che aveva un atteggiamento non minaccioso e un accento affascinante. E in effetti neppure dopo una vita intera passata negli Stati Uniti il suo accento è sparito, una caratteristica che insieme alla sua minuscola altezza (non raggiungeva il metro e quaranta) ha contribuito a farne un personaggio. Quello che colpiva di più, però, era la sua positività, quella gioia di vivere che ha dato il titolo a uno dei suoi tantissimi libri:
The Doctor Is In: Dr. Ruth on Love, Life, and Joie de Vivre.