USA – Bibi verso il Congresso, ma Kamala Harris non ci sarà

Non sarà la vicepresidente Usa Kamala Harris, probabile candidata democratica alla Casa Bianca, a presiedere la seduta del Congresso in cui interverrà il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu. Harris sarà fuori Washington per un evento pubblico in un’università dell’Indiana. «La sua assenza non deve essere interpretata come un cambiamento della sua posizione su Israele» ha dichiarato un collaboratore della vicepresidente al New York Times. Al Washington Post una fonte vicina alla Casa Bianca ha confermato un incontro tra Netanyahu e Harris nel corso della missione americana del primo ministro.
Nonostante abbia espresso maggiori critiche di Biden sulla guerra a Gaza, Harris è considerata una sostenitrice d’Israele, sottolinea il sito Politico. Nel 2020 in un incontro con l’American Jewish Committee aveva promesso: «Farò tutto ciò che è in mio potere per assicurare un sostegno ampio e bipartisan per la sicurezza di Israele e il diritto all’autodifesa». E aveva definito «indissolubili» i legami tra i due paesi. Anche con la comunità ebraica statunitense i rapporti sono stretti. Il marito, Doug Emhoff, è diventato il primo coniuge ebreo di un vicepresidente e ha assunto un ruolo attivo nel contrasto dell’antisemitismo negli Stati Uniti.
Dopo il 7 ottobre Harris ha ribadito l’impegno a difesa d’Israele, condannando le atrocità di Hamas. Con l’inizio della guerra a Gaza contro i terroristi, ha però criticato Gerusalemme sulla gestione del conflitto. «Come ho detto molte volte, troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi», ha dichiarato a marzo. Per poi chiedere al governo israeliano di «fare di più per aumentare in modo significativo il flusso di aiuti per la popolazione. Non ci sono scuse».
Per Nahal Toosi, responsabile Esteri di Politico, in caso Harris ottenga la presidenza «potrebbe esprimere una maggiore simpatia retorica nei confronti delle sofferenze dei civili palestinesi, potrebbe fare maggior pressione su Netanyahu per far cessare i combattimenti a Gaza e insistere di più affinché Israele conceda maggiori aiuti umanitari. Ma, nella maggior parte dei casi, la sua politica nei confronti di israeliani e palestinesi non sarà, probabilmente, molto diversa da quella di Biden». Secondo Toosi sarà fondamentale capire cosa dirà Harris a Netanyahu durante il loro incontro. «Ma ho l’impressione di saperlo: il sostegno degli Stati Uniti a Israele è ferreo; Hamas deve essere sconfitto; raggiungiamo questo accordo di cessate il fuoco; riportiamo a casa gli ostaggi; aumentiamo gli aiuti umanitari ai palestinesi intrappolati a Gaza».
Riguardo agli ostaggi, Netanyahu appena arrivato a Washington ha incontrato una delegazione di alcune famiglie con doppia cittadinanza, americana e israeliana. A loro ha spiegato che le condizioni per un accordo per il rilascio dei rapiti si stanno «avvicinando, senza dubbio». «Siamo determinati a riportarli tutti a casa. Le condizioni per la loro restituzione stanno diventando mature, per il semplice motivo che stiamo esercitando una pressione molto forte su Hamas. Vediamo un certo cambiamento e penso che questo cambiamento aumenterà», ha affermato Netanyahu. Nella sua agenda, oltre a parlare al Congresso, il premier dovrebbe avere un incontro con il presidente Joe Biden – al momento ancora in isolamento causa covid – e con il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump. «Cercherò di consolidare il sostegno bipartisan che è così importante per Israele», ha sottolineato poco prima di volare verso Washington. «In questo periodo di guerra e di incertezza, è importante che i nemici di Israele sappiano che l’America e Israele sono uniti oggi, domani e sempre». L’ultimo suo intervento davanti al Congresso Usa è stato nel 2015, quando attaccò duramente l’accordo nucleare con l’Iran promosso dall’allora presidente Barack Obama. Un intervento che aprì alcune fratture nei rapporti tra il leader del Likud e il partito democratico.
Oggi, tra i democratici, l’ala critica nei suoi confronti si è ampliata e alcuni parlamentari hanno annunciato che diserteranno l’aula per il suo discorso. Non il senatore Ben Cardin, che invece presiederà la seduta.