FRANCIA – Il bis di Braun-Pivet scatena l’ira dei melenchoniani
In un clima teso e con l’accusa di «inciuci» da parte della sinistra populista di Jean-Luc Mélenchon, negli scorsi giorni l’Assemblea nazionale francese ha scelto la strada della continuità. Presiederà di nuovo l’organismo la macroniana Yaël Braun-Pivet, in carica dal 28 giugno del 2022 e fino alla scadenza del precedente mandato. Al terzo scrutinio Braun-Pivet ha battuto il candidato della sinistra, il comunista André Chassaigne. Una vittoria ottenuta per pochi voti, comunque rilevante ai fini del negoziato in corso per la nascita di un nuovo governo, perché decisivo è stato il sostegno dei deputati della destra repubblicana. Terzo, più indietro nei consensi rispetto ai due sfidanti principali, il candidato lepenista Sébastien Chenu.
Avvocata, classe 1970, Braun-Pivet è una figura politica esposta sul tema dell’antisemitismo e spesso minacciata per via della sua identità ebraica, tanto che dopo il 7 ottobre le sono state assegnate misure di sicurezza supplementari rispetto a quelle già in dotazione.
Le sue origini
Nipote di un sarto ebreo polacco emigrato in Francia poco prima della Seconda guerra mondiale, è stata più volte presa di mira dallo stesso Mélenchon. Due settimane dopo i massacri compiuti da Hamas in territorio israeliano, la partecipazione di Yaël Braun-Pivet a una missione di solidarietà nell’area del kibbutz Be’eri e in quella dove si stava svolgendo il Nova festival era stata definita dal leader della France Insoumise un «incoraggiamento al massacro di Gaza». Un classico esempio di «antisemitismo elettorale» da parte «dello specialista in materia» fu il commento allora della Lega internazionale contro il razzismo e l’antisemitismo (Licra), la cui sede è proprio a Parigi, nell’esprimere la sua solidarietà a Braun-Pivet. La presidente dell’Assemblea nazionale aveva già provocato l’insofferenza di Mélenchon e dei suoi sodali per via di un discorso tenuto davanti ai deputati il 10 ottobre, in cui aveva definito Israele «un paese amico» della Francia e destinatario per questo «della nostra solidarietà» e del «nostro sostegno incondizionato».
«Non mi lascerò intimidire» dalle minacce ricevute, anche di morte, ha dichiarato di recente Braun-Pivet dal palco di una manifestazione contro l’antisemitismo organizzata nella capitale francese dal filosofo Bernard-Henri Lévy. Poche settimane dopo i cittadini si sono espressi nell’urna, formando quella che l’appena confermata presidente ha definito l’Assemblea nazionale «più rappresentativa e allo stesso tempo più divisa di sempre». In questo senso, «la nostra responsabilità è immensa» e «non abbiamo scelta: dobbiamo cercare compromessi, inventare nuovi metodi per fornire ai francesi le soluzioni richieste». Una delle sue prime dichiarazioni post rielezione è stata sul passo indietro dalla corsa per la Casa Bianca di Joe Biden, da lei celebrato come «ardente difensore della democrazia e della stabilità mondiale».
Braun-Pivet si è formata in gioventù in una scuola ebraica di Strasburgo e ha poi studiato legge a Parigi. È sposata con il manager Vianney Pivet ed è madre di cinque figli. Prima di essere chiamata a guidare l’Assemblea nazionale nel 2022 è stata per alcune settimane ministro dei Territori d’Oltremare del governo guidato da Élisabeth Borne.