ISRAELE – Scontro nel governo su status quo Monte del Tempio
Nel governo israeliano c’è un «piromane» che sta «cercando di incendiare il Medio Oriente». Una dichiarazione molto dura, pronunciata non dalle opposizioni ma dal ministro della Difesa Yoav Gallant. Il «piromane» secondo Gallant è il collega di governo Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra Otzmah Yehudit. Ben Gvir ha dichiarato di aver pregato sul Monte del Tempio (o Spianata delle Moschee) durante una recente visita. Un’iniziativa in violazione dello «status quo» che regola il luogo sacro per gli ebrei e per i musulmani. Qui vigono alcune restrizioni, tra cui il divieto per i fedeli ebrei di pregare. Divieto da sempre contestato da Ben Gvir, che vorrebbe fosse cancellato. «Sotto il mio controllo, non ci saranno discriminazioni razziste contro gli ebrei, ai quali solo è vietato pregare… nel luogo più sacro per il popolo ebraico», ha accusato il ministro. Lo «status quo» però rappresenta un delicato equilibrio nella gestione dell’area e dei rapporti con il mondo islamico. Da qui l’accusa di Gallant, che ha ribadito la sua contrarietà a far entrare il collega estremista all’interno del gabinetto di sicurezza.
Le dichiarazioni di Ben Gvir hanno innescato anche una netta reazione del primo ministro Benjamin Netanyahu, costretto a correggere il suo ministro mentre si trova a Washington per intervenire al Congresso. «La politica di Israele di mantenere lo status quo sul Monte del Tempio non è cambiata e non cambierà», ha chiarito l’ufficio di Netanyahu. Anche il comandante dell’Unità per i siti sacri della polizia israeliana ha sottolineato come la preghiera ebraica non sia consentita sul Monte del Tempio. Per il ministro degli Interni Moshe Arbel, del partito religioso Shas, Ben Gvir ha compiuto «una grande blasfemia» che «non può passare sotto silenzio».