ISRAELE – Majdal Shams, il dolore di tutto un paese

Dodici vittime israeliane, tutte tra i 10 e i 16 anni. I loro nomi: Millar Maadad al-Shaar, Alma Ayman Fakhr al-Din, Naji Taher Halabi, Yazan Naif Abu Salah, Izil Nashat Ayoub, Finis Adham Safadi, John Wadie Ibrahim, Hazem Akram Abu Salah, Fajr Laith Abu Salah, Amir Rabi Abu Salah e Nazem Fakher Saeb. Quella compiuta da Hezbollah nel villaggio druso di Majdal Shams è una strage davanti alla quale il mondo «non può continuare a restare in silenzio», ha protestato il presidente israeliano Isaac Herzog nell’esprimere il dolore e la commozione di tutto un paese per «il brutale attacco» consumatosi sabato pomeriggio, durante l’ennesima raffica di missili esplosi dal sud del Libano verso il nord d’Israele.
È dallo scorso 8 ottobre che, con il pretesto di esprimere solidarietà ai palestinesi di Gaza, la milizia sciita libanese sostenuta dall’Iran attacca ogni giorno i distretti settentrionali d’Israele con il risultato che circa 70 mila residenti del nord hanno lasciato le proprie case trasformandosi in sfollati interni. Un problema strategico per Israele che in Hezbollah trova il suo nemico più armato e temibile.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è rientrato anzitempo dagli Usa per partecipare a un gabinetto di guerra convocato dopo l’attacco di Hezbollah. E lo stesso ha fatto il capo del Mossad David Barnea, lasciando prima del previsto il vertice in corso a Roma per la liberazione degli ostaggi e una possibile tregua con Hamas.

(Nell’immagine: il municipio di Tel Aviv illuminato in solidarietà con la bandiera drusa)