MEDIO ORIENTE – Hamas e Houthi omaggiano Pezeshkian
A Gerusalemme Gallant accusa Ben Gvir

Il neo eletto presidente dell’Iran Masout Pezeshkian è stato definito da alcuni un riformista. Certo non nei rapporti con lo Stato di Israele, che resta il nemico numero uno del regime degli ayatollah a prescindere dalla corrente di riferimento del vincitore di turno delle elezioni iraniane. Tutto cambia affinché nulla cambi, insomma. Lo attesta una volta ancora la presenza in queste ore a Teheran, nel giorno del suo giuramento come successore di Ebrahim Raisi, di figure come Ismail Haniyeh, il capo dell’ufficio politico di Hamas. E al suo fianco tra gli altri del segretario generale del Movimento della Jihad islamica palestinese, Ziyad al-Nakhalah, e del capo negoziatore Mohammed Abdulsalam per gli Houthi. Un asse terroristico celebrato alla luce del sole, senza mascheramenti di sorta. «Le mosse degli Houthi yemeniti a sostegno della Palestina sono state importanti ed efficaci, riuscendo ad esercitare pressione su Israele e i suoi sostenitori», ha d’altronde dichiarato Pezeshkian nel corso della cerimonia, esprimendo la speranza di una sempre più stretta alleanza tra paesi islamici «per porre fine alla tirannia contro i musulmani».

Gli occhi degli osservatori sono puntati in queste ore sul confine tra Libano e Israele, dove potrebbe divampare un conflitto totale dalle conseguenze imprevedibili tra lo Stato ebraico ed Hezbollah, altro storico alleato di Teheran in Medio Oriente. Tra gli altri la premier italiana Giorgia Meloni, nel corso di una conferenza stampa da Pechino, ha invitato Israele «a non cadere nella trappola» ordita da «soggetti regionali che puntano a un’escalation». Come noto, c’è preoccupazione anche per le truppe della missione Unifil nel sud del Libano, per le quali è stato approntato un piano di evacuazione in tempi più rapidi dell’ordinario qualora le circostanze lo rendessero necessario.

L’esercito israeliano ha intanto comunicato di aver colpito nella notte una decina di obiettivi legati a Hezbollah, in sette aree diverse. Mentre un uomo di 30 anni è morto dopo un lancio razzi dal Libano sul kibbutz Ha Goshrim. La tensione resta alta. Scontri e tensione anche all’interno dell’esecutivo di Gerusalemme: dopo l’assalto alle basi dell’esercito di Sde Teiman e di Beit Lid da parte di elementi della destra ultranazionalista, il ministro della Difesa Yoav Gallant avrebbe invitato il premier Benjamin Netanyahu a indagare su un possibile ordine dato dal titolare della Sicurezza nazionale, l’estremista di destra Itamar Ben Gvir, alle forze polizia: nessun azione di contrasto contro chi ha scaldato gli animi e fatto irruzione nelle strutture. La notizia è riportata dal Times of Israel. Secondo quanto attribuito a Gallant, gli eventi delle scorse ore «danneggiano gravemente la sicurezza del paese e l’autorità del governo, che esiste grazie all’esercito».