ISRAELE – «300 giorni bastano»: i familiari degli ostaggi in piazza
Trecento giorni di guerra «sono abbastanza». O arriverà un «accordo» o si avrà la percezione di un «abbandono».
“A Deal or Abandonment”, recita lo slogan con cui le famiglie degli ostaggi israeliani sequestrati da Hamas hanno convocato per stasera un nuovo sit in a Tel Aviv, in quella che dopo il 7 ottobre è conosciuta come «la piazza degli ostaggi». L’iniziativa inizierà con una simbolica marcia, nel segno del colore giallo simbolo della loro battaglia, per proseguire con gli interventi di alcuni artisti. «Serve un accordo», chiedono gli organizzatori.
Alcuni manifestanti hanno bloccato stamane il traffico sull’autostrada, all’ingresso di Tel Aviv. Alla protesta, riporta la stampa israeliana, era presente Einav Zangauker, la madre di un ostaggio. «Mio figlio Matan e altri 114 ostaggi sono abbandonati nei tunnel di Hamas», ha dichiarato la donna ai giornalisti, puntando il dito contro l’azione del governo israeliano. «I cittadini dello Stato di Israele sono a corto di ossigeno; più Netanyahu trascina la guerra e ostacola gli accordi, più la situazione nel Nord si surriscalda. Siamo a un passo da un conflitto su più fronti, ma ciò di cui abbiamo bisogno è un accordo che riporti indietro i nostri cari e gli sfollati nelle loro care». Alla protesta ha partecipato anche Natalie Zangauker, la sorella di Matan. Con uno spray ha scritto 300, non in giallo ma in rosso, su uno dei ponti che sovrastano l’autostrada.
«Ogni secondo di ogni minuto di ogni ora di questi 300 giorni è un crimine contro l’umanità. E ogni secondo che passa la necessità di riportarli a casa diventa sempre più urgente», ha dichiarato il presidente israeliano Isaac Herzog. «A tutti i leader del mondo che desiderano la pace nella nostra regione, dico chiaramente: aiutateci a riportare a casa i nostri ostaggi. Tutti: giovani e anziani, uomini e donne, ebrei, musulmani e altro ancora. Aiutateci a riportarli a casa, adesso».