RUSSIA – Gershkovich e Kara-Murza verso la libertà
Neanche due settimane fa è stato condannato da un tribunale di Ekaterinburg a 16 anni di carcere duro, con l’accusa di essere una spia. Nelle prossime ore dovrebbe atterrare negli Stati Uniti, finalmente libero dopo quasi un anno e mezzo di detenzione, nel quadro di uno scambio di prigionieri tra Mosca e Washington.
L’incubo di Evan Gershkovich sembrerebbe giunto al termine. Insieme al giornalista del Wall Street Journal, vittima di un processo-farsa secondo la Casa Bianca e molti osservatori, dovrebbero riguadagnare la libertà anche l’ex marine Paul Whelan e il dissidente Vladimir Kara-Murza. Così riferisce l’agenzia di stampa Bloomberg.
Gershkovich, figlio di due ebrei sovietici emigrati negli Usa alla fine degli anni Settanta, è stato al centro in questi mesi di varie campagne internazionali finalizzate alla sua scarcerazione. Tra le altre la Jewish Federations of North America aveva promosso una raccolta di messaggi e lettere, una delle quali portava la firma del celebre refusnik Natan Sharansky, a lungo “ospite” delle carceri sovietiche. «Sono sicuro che questo sarà l’anno della tua liberazione, grazie alle nostre preghiere, alla solidarietà ebraica e al sostegno dei tuoi amici e colleghi», gli aveva scritto da Gerusalemme lo scorso aprile.
Vicino a Gershkovich anche il presidente dei rabbini europei ed ex rabbino capo di Mosca Pinchas Goldschmidt, che appena pochi giorni fa aveva bollato come «empia» la condanna emessa nei confronti del giornalista, per il quale tanti ebrei nel mondo avevano lasciato vuota una sedia alla tavola del Seder di Pesach in segno di solidarietà.
Anche il giornalista e attivista Kara-Murza è ebreo, aveva fatto notare lo stesso Goldschmidt in passato, denunciando il reiterarsi di «arresti stalinisti» nella Russia di Vladimir Putin. Specialmente, aveva aggiunto, «contro persone di origine ebraica».
(Nelle immagini: Evan Gershkovich e Vladimir Kara-Murza in tribunale)