ISRAELE – Droni di Hezbollah colpiscono villaggio arabo
I droni esplosivi sono tra le armi più complicate da gestire per i sistemi di difesa israeliani. Volano a bassa quota, sono difficili da identificare e da intercettare. Per questo il movimento terroristico libanese Hezbollah ne ha fatto ampio uso in queste ore, colpendo il nord d’Israele. Uno in particolare ha causato danni, esplodendo a sud di Nahariya, nei pressi del villaggio arabo di Mazra’a. Cinque, secondo i media israeliani, le persone ferite nell’attacco di cui una in modo grave. L’incidente è stato ripreso da una telecamera: si vede il drone esplodere nel centro di una strada a tre corsie. «Ho sentito gli allarmi, ho accostato immediatamente l’auto, sono uscito e mi sono allontanato per stendermi a terra. Di colpo abbiamo visto il drone sopra la nostra testa e subito dopo è esploso a poca distanza. Sono partite schegge ovunque. Se non mi fossi sdraiato in tempo, non credo sarei qui», ha raccontato all’emittente N12 Maor Amsallem, testimone oculare dell’incidente.
L’ultimo di una lunga serie di scontri tra Israele e Hezbollah con l’episodio più grave avvenuto il 28 luglio nel Golan, dove un razzo dei terroristi libanesi ha ucciso dodici bambini nel villaggio druso di Majdal Shams. «Per favore, fate qualcosa, da quasi dieci mesi non dormiamo la notte. Quando usciamo di casa, non sappiamo più se riusciremo a tornarci. È il momento di entrare (in Libano)». È l’appello al primo ministro Benjamin Netanyahu di Avi Azran, residente del nord d’Israele, durante una diretta con l’emittente pubblica Kan. Un sentimento condiviso da sempre più persone costrette a vivere sotto la minaccia dei droni e missili di Hezbollah dal 7 ottobre.
Katz e Tajani
«Non permetteremo che i cittadini israeliani vengano terrorizzati», ha commentato il ministro degli Esteri Israel Katz. Nelle stesse ore il suo collega italiano, Antonio Tajani, ha ribadito l’invito a tutti i connazionali di non recarsi in Libano o, per chi vi risiede, di lasciarlo. «Ad Israele continuiamo a riconoscere il diritto all’autodifesa, che è indiscutibile. Ma facciamo presente che non deve cadere nella trappola di reazioni sproporzionate alle azioni di Hamas e Hezbollah», ha affermato Tajani. Il capo della Farnesina ha sottolineato l’impegno di Roma per proteggere il contingente Unifil, di cui fanno parte 1200 soldati italiano. La missione della Nazioni Unite ha il compito di garantire il rispetto della Linea Blu, area cuscinetto tra Israele e Libano. Ma da Gerusalemme sottolineano come Hezbollah in questi mesi abbia costantemente violato quel confine.
Oltre di Libano, Tajani ha anche parlato di Iran, spiegando di avere un canale aperto con la Repubblica islamica per scongiurare un ampio attacco contro Israele, dopo l’eliminazione del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. “Il governo italiano, anche in qualità di presidente del G7, si sta adoperando a tutti i livelli per scongiurare la possibilità di un conflitto su larga scala in Medio Oriente”, ha sottolineato il ministro. “Siamo impegnati – ora più che mai – in ogni attività politica e diplomatica per fermare la spirale di violenza. Stelle polari del nostro impegno continuano ad essere il dialogo e la de-escalation».
Per Tajani la questione centrale resta «il raggiungimento del cessate il fuoco a Gaza». Ma su questo piano tutto è fermo. Per ripartire, spiegano i media israeliani, sarà prima necessario vedere l’entità della risposta iraniana e chi Hamas deciderà di nominare al posto di Haniyeh. Una fonte saudita ha annunciato Muhammad Ismail Darwish, da anni residente in Qatar, come successore del capo politico del gruppo terroristico. Una figura meno osteggiata da Israele. Ma l’annuncio è stato poi smentito da un portavoce di Hamas a Gaza.