MEIS – Il nuovo presidente: Continuiamo a coltivare la cultura
Noto imprenditore in campo petrolifero, Ottolenghi è stato presidente della Comunità ebraica di Bologna dal 2005 al 2013 e dal 2014 è presidente del museo ebraico cittadino, tra i più attivi a livello nazionale con decine di incontri ed eventi ogni anno.
«Sono onorato e grato a chi è venuto prima di me per l’importante lavoro fatto. Credo fermamente nel ruolo della cultura come scienza della convivenza, come spazio in cui si costruiscono le interazioni più significative di una società. Spero di essere all’altezza di chi mi ha preceduto», racconta Ottolenghi alla vigilia dell’insediamento. Parlare di programmi e di impostazioni generali del lavoro sarebbe prematuro, spiega il neo presidente del Meis, «ma per fortuna quella del museo è una macchina che funziona molto bene: mi relazionerò con il suo direttore Amedeo Spagnoletto, persona che stimo, per capire e orientarmi meglio». Ottolenghi porterà comunque al Meis la sua visione, così riassunta: «Coltivare la cultura, da una parte difendendo alcuni principi irrinunciabili con pacata fermezza, dall’altra aprendoci costantemente al dibattito, alle idee nuove in circolazione. Dobbiamo ispirarci, in ciò, a quel che facevano i maestri della Mishnà». Lo stesso spirito, afferma Ottolenghi, «ha permeato il lavoro al Museo ebraico di Bologna, permettendo un dibattito sereno su ogni tema». Per il momento Ottolenghi non lascerà l’incarico nella città felsinea, «evitando sovrapposizioni, ma creando connessioni dove utile».
Con il padre Emilio z.l. e insieme a Tito Menzani, Ottolenghi è autore del libro Il merito dei padri. Storia de La Petrolifera Italo Rumena 1920-2020 (ed. Il Mulino) e sempre nel centenario dell’azienda di famiglia il Quirinale lo ha insignito del titolo di Cavaliere del lavoro. «Il più bel riconoscimento a un secolo di attività», aveva commentato allora. «Un riconoscimento che voglio idealmente condividere con chi, nelle generazioni precedenti, ha permesso di realizzare questa lunga storia. Anche affrontando prove durissime come le leggi razziste del fascismo, la guerra, le persecuzioni». Intervenendo in gennaio a una conferenza alla Biblioteca comunale dell’Archiginnasio sullo stato dell’antisemitismo, Ottolenghi aveva lanciato l’allarme sull’apertura di un nuovo «vaso di pandora» di odio e pregiudizi. Per contrastare questa tendenza, sottolinea oggi, «investire sulla cultura è più che mai necessario».
a.s.