ISRAELE – Oslo e Gerusalemme ai ferri corti

Una nuova offensiva su Khan Younis. Nel giorno 307 dall’inizio della guerra, l’esercito israeliano si prepara a una nuova operazione nella città del sud della Striscia di Gaza. Prima di effettuare un nuovo attacco contro le cellule locali di Hamas, Tsahal ha chiesto alla popolazione civile di evacuare in una zona umanitaria designata. «Opereremo con forza contro tutti i gruppi terroristici», ha dichiarato Avichay Adraee, portavoce in lingua araba dell’Idf.
La guerra contro Hamas continua, mentre rimane l’incognita su quando e come avverrà la preannunciata offensiva di Hezbollah e Iran contro lo stato ebraico. Il regime di Teheran, secondo alcuni media, starebbe valutando di posticipare l’attacco, lasciando mano libera agli alleati Hezbollah. Per il momento la Repubblica islamica si limita a minacciare, sostenendo che Gerusalemme «non ha né la forza né la capacità» di iniziare una guerra con l’Iran. Lo ha sostenuto Ali Bagheri, ministro degli Esteri iraniano, in un intervento alla ministeriale  dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oci), ente che riunisce 57 stati, a Gedda, in Arabia Saudita. L’Oci ha condannato l’uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, e affermato di ritenere Israele «pienamente responsabile» della sua eliminazione. Per l’emittente israeliana Kan il comunicato è simbolico,e non si traduce in un riavvicinamento tra i due grandi nemici protagonisti dell’Oic: l’Iran, appunto, e l’Arabia Saudita. Con Riad negli scorsi mesi Washington aveva messo in piedi una complicata proposta diplomatica per portare, in cambio di un ampio sostegno militare, alla normalizzazione dei rapporti con Israele. Secondo fonti del Washington Post, la guerra a Gaza non ha cancellato del tutto questa possibilità. Ma, sostiene il Canale 12, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha scelto di posticipare ogni dialogo a dopo le elezioni americane.
Nessun dialogo invece tra diplomazia israeliana e quella norvegese. Il ministero degli Esteri di Gerusalemme ha annunciato la revoca dell’accreditamento diplomatico a otto rappresentanti norvegesi che si occupano dei rapporti con l’Autorità nazionale palestinese. «La condotta anti-israeliana ha un prezzo. Invece di combattere il terrorismo palestinese dopo il 7 ottobre e di sostenere la lotta di Israele contro l’asse del male iraniano, la Norvegia ha scelto di premiare gli assassini e gli stupratori di Hamas sotto forma del riconoscimento di uno Stato palestinese», ha dichiarato Israel Katz, il capo della diplomazia israeliana. Il ministro ha accusato Oslo di condurre «una politica unilaterale sulla questione palestinese» e per questo ha firmato la revoca dell’accreditamento. Una decisione contestata dalla Norvegia. «È un’azione estrema che colpisce in primo luogo la nostra capacità di aiutare la popolazione palestinese», ha replicato il ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide.
Alla rappresentanza diplomatica d’Israele in Italia intanto si è rivolta con una lettera l’associazione Sinistra per Israele. Condannando alcune recenti affermazioni del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, l’associazione chiede, tramite l’ambasciata, a Gerusalemme di aumentare l’aiuto alla popolazione palestinese e firmare un cessate il fuoco con Hamas per ottenere il rilascio dei 115 ostaggi ancora nelle mani dei terroristi.