LA RIFLESSIONE – Baldacci: demagogia e ignoranza a braccetto
Se si va a scavare un poco tra le migliaia di giovani che manifestano nelle piazze scandendo slogan incendiari, ci si rende conto che dietro questi slogan c’è solo, quasi sempre, una grossolana ignoranza. Questi giovani ignorano tutto, o quasi, non solo di chi hanno scelto come nemico ma anche di coloro che, a loro dire, vogliono sostenere. Ignorano tutto della storia del popolo ebraico e ancor più ignorano il passato e il presente dello Stato d’Israele. Ignorano l’incredibile capacità di trasformare una terra arida e sterile in una delle campagne più ricche e produttive del pianeta, ignorano la ricerca scientifica, che ha fatto fare all’intera umanità e non solo al popolo israeliano balzi in avanti straordinari; ignorano la condizione di assoluta parità che caratterizza la vita sociale di uomini e di donne, e l’accettazione senza riserve di chi ha inclinazioni sessuali diverse da quelle della maggioranza. Naturalmente non tutti sono d’accordo su questi indirizzi che tuttavia coinvolgono la grande maggioranza dei cittadini e che fanno sì che Israele sia uno dei paesi più laici e più tolleranti del mondo.
Ma questi giovani soprattutto non vedono la condizione del mondo islamico – e in particolare di quello palestinese. Non si rendono conto delle condizioni di sottosviluppo nel quale continua a vivere il popolo palestinese, non a causa della malvagità dei “sionisti”, come vogliono far credere, ma proprio a causa della scelta di riversare la grande maggioranza degli aiuti ricevuti dall’Occidente e dallo stesso Israele quasi unicamente nell’acquisto di armi, nella vana speranza di riuscire un giorno a sconfiggere e a distruggere Israele. Questi giovani chiudono gli occhi sulla condizione delle donne e degli omosessuali nei paesi islamici, andando poi il giorno dopo a partecipare a uno dei gay pride organizzati in Occidente e magari nello stesso Israele. Scandiscono slogan violenti come quello che vorrebbe la Palestina “libera dal fiume al mare”, ma ignorano di quale fiume e di quale mare si parli. Ma questa è la caratteristica degli slogan: far risuonare parole vuote il cui significato non è compreso da quegli stessi che li scandiscono.
Qualcuno che questi slogan li comprende c’è, e sono quei furbi accademici che dietro l’appoggio a queste manifestazioni vedono la possibilità di far carriera, di conquistare posti di prestigio che altrimenti non riuscirebbero a raggiungere sulla base del solo valore scientifico. C’è perfino chi, utilizzando questo strumento, è riuscito a diventare rettore di un’università, sia pure minore. Ma cedere alla demagogia non potrà mai, sul lungo periodo, far ottenere del rispetto dai veri studiosi.
Valentino Baldacci