SALUTE – Hadas Ziso e la nuova frontiera della lotta all’endometriosi
Colpisce il dieci per cento delle donne in età riproduttiva ma continuano a non esistere strumenti diagnostici precisi, con il risultato che possono volerci dai 7 agli 11 anni per arrivare ad affrontarla. È l’endometriosi, un disturbo che può trasformarsi in una condizione grave e invalidante che si manifesta attraverso dolore, affaticamento, ansia, depressione e infertilità, portando a una notevole riduzione della qualità di vita complessiva. Uno dei problemi della diagnostica è che le modalità di imaging non sono in grado di rilevare una percentuale significativa di lesioni endometriosiche, e non è affatto ovvio capirne la localizzazione, le dimensioni e lo stadio di sviluppo. A proporre una strada alternativa arriva l’azienda israeliana EndoCure: partendo dalla conoscenza della modalità di diffusione delle lesioni, che in pratica porta un tessuto simile al rivestimento dell’utero a crescere al di fuori della sua collocazione originaria su altre aree della regione pelvica, principalmente sulle ovaie e sull’intestino, EndoCure propone un sistema progettato per il rilevamento, la mappatura e la stadiazione completa delle lesioni endometriosiche. Si tratta di un sistema che sfrutta l’ecografia, robotizzata grazie all’intelligenza artificiale, in combinazione con specifici agenti di contrasto. Una metodologia che prevede l’integrazione di un sistema di scansione robotica con il trasduttore standard di un dispositivo a ultrasuoni. I dati così acquisiti vengono trasmessi in streaming e successivamente elaborati in dati volumetrici DICOM (3D). per poi identificare e caratterizzare ogni lesione evidenziata, permettendo non solo diagnosi e gestione accurate, ma anche l’eventuale accurata pianificazione dell’intervento chirurgico.
Hadas Ziso, co-fondatrice EndoCure, ha spiegato a NoCamels che oggi i medici professionisti spesso devono operare per riuscire a trovare le lesioni, dato che non esiste altro modo diagnostico: l’80% delle lesioni endometriosiche è molto piccolo e anche un ecografista esperto può non notarle. Forte di quattro lauree, tra cui un master in Ingegneria biomedica e un dottorato in Robotica medica presso il Technion, Ziso voleva fare qualcosa per le donne: «Mi sono resa conto che non ho il tempo per il volontariato, quindi dovevo utilizzare la mia carriera professionale –ha spiegato – ma l’endometriosi non era il mio interesse principale» ma quando ha iniziato a informarsi sulla patologia e a parlarne con altre donne, si è resa conto di conoscere diverse persone che ne avevano sofferto per anni. Così nel 2023 Ziso ha fondato EndoCure insieme al Moshe Shoham, professore emerito di ingegneria meccanica al Technion, ed è ora convinta che non esistano soluzioni migliori: l’area di ricerca più comune spinge sulla ricerca di biomarcatori, con test della saliva, del sangue e delle urine per diagnosticare se una donna sia positiva all’endometriosi. Ma, sottolinea Ziso, queste aziende forniscono solo il primo passo perché l’endometriosi è una condizione cronica. Una volta che il test ha indicato che una paziente è affetta da endometriosi, EndoCure può individuare le lesioni ed essere utilizzato per creare un piano di trattamento.