SHIRIM – Osip Mandel’štam
Il sordo, cauto suono del frutto
che si stacca dal ramo,
la melodia infinita
del silenzio silvano intorno…
Gli splendidi versi di Osip Mandel’štam (Varsavia, 15 gennaio 1891 – Vladivostok, 27 dicembre 1938) sono qui proposti nella traduzione a cura di Dario Borso.
Quattro righe brevi, come abbozzate, spalancano e contengono, al contempo, l’incanto immoto d’un paesaggio silvano. Quasi che il ritrarsi, devolvere ai punti finali il concludente respiro, lasci intravedere, tra i fumi dell’alba, l’infinita dolcezza dell’attimo dipinto, che le parche parole non s’arrischiano a dire.
Nel silenzio inumano d’una remota campagna, pulsano vividi gli antropici sensi, non ottusi da chiassosi intrichi. Un’arborea, celeste armonia s’irradia d’intorno.
Il suono del frutto crollato, smorzato da viride scorze, lattee cellulose, rompe nitido la quiete del giorno. La grave forza richiama il parto suo alla terra, ricolmo d’un intimo miele fuoriuscente, prossimo alla marcescenza. Precipita, il frutto, accolto da tenere erbe. Nutrirà i neri abitanti del suolo, trepidamente accorsi, la talpa ctonia sortirà dai fervidi solchi.
E di così arborea e oscura vita, di tanto crearsi e nutrirsi, scomporsi e rendersi, sa il frutto che si stacca e cade, senz’altro aggiungere né domandare.
E un acceso silenzio, fuor dalle aeree nebbie, irregna, sovraumano e terribile, tra infinite, eteree melodie.
Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno