USA – Il Forward tira la volata a Walz

Una buona parte degli ebrei americani ha sperato di poter votare di nuovo per un vicepresidente ebreo a novembre come successe per la prima volta 24 anni fa con Joe Lieberman, numero due del candidato presidente Al Gore. Ma Tim Walz, l’ex deputato e insegnante di geografia che ha battuto il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro nella gara per il posto di vicepresidente, è la scelta più azzeccata che Harris potesse fare. O per lo meno così scrive Emily Tamkin sul Forward, spiegando che su aborto, controllo delle armi e Israele, temi cari ai democratici ebrei americani, Walz è una scelta perfetta. Il nuovo compagno di corsa della candidata presidente Kamala Harris è perfettamente allineato con gli elettori ebrei americani; non solo sui temi principali, ma anche dal punto di vista filosofico e soprattutto sull’idea stessa di senso del servizio pubblico. E, aggiunge Tamkin: «Io sono entusiasta di votare per lui perché una cosa che ha detto l’anno scorso mi ricorda mio nonno, legislatore e giudice statale, che era solito dire: “Quando ti candidi, corri con tutto quello che hai. Quando vinci, fai finta di non candidarti mai più”. In queste elezioni cruciali, Walz ha la stessa filosofia vincente: “Non si vincono le elezioni per accumulare capitale politico”, ha detto. “Si vincono le elezioni per bruciare il capitale politico e migliorare le vite”». Tamkin ricorda poi che sull’aborto – uno dei temi centrali di queste elezioni –, Harris ha già dimostrato una particolare forza nell’articolare i motivi per cui i diritti riproduttivi sono importanti, e spera chiaramente che la paura di ulteriori divieti porti gli elettori alle urne. E l’83% degli ebrei americani è favorevole alla legalizzazione, in tutti o nella maggior parte dei casi. Su questo tema Walz è un leader nazionale: l’anno scorso ha firmato una legge per codificare il diritto all’aborto nella Costituzione del Minnesota, il primo Stato ad averli sanciti dopo l’annullamento della sentenza Roe contro Wade. Sono posizioni in netta contrapposizione a quelle del senatore JD Vance, compagno di corsa di Donald Trump, che ha dichiarato di voler rendere l’aborto illegale e ha votato contro la protezione dell’accesso ai servizi di fecondazione in vitro a livello nazionale. Walz, al contrario, ha fatto personale esperienza di quanto sia essenziale l’accesso alla fecondazione assistita.
Secondo un sondaggio del 2023 del Public Religions Research Institute, gli ebrei americani sono il gruppo religioso più disponibile nei confronti di chi ha un’identità trans o è gender fluid. E Walz ha voluto proteggere il diritto dei residenti del Minnesota alle cure relative alla transizione spiegando che:«Quando a qualcuno vengono riconosciuti dei diritti fondamentali, nessuno si trova a perdere i propri».
Il 79% degli ebrei americani, poi, ritiene che le armi siano un problema molto grande, contro il 58% degli americani in generale. Walz è stato un possessore di armi ed ex beniamino della National Rifle Association. Poi, dopo la tragica sparatoria del 2018 a Parkland, in Florida, si è schierato a favore di un divieto delle armi d’assalto. Ricorda Tamkin che si tratta di qualcosa di molto in linea con quanto insegna l’ebraismo: molte delle storie che celebriamo e studiamo riguardano persone che hanno cambiato idea e vita, e secondo un insegnamento talmudico, cambiare posizione significa cambiare la propria fortuna.
La sua posizione nei confronti di Israele non è dissimile da quelle dell’elettore ebreo americano medio: ha espresso sostegno al Paese per tutta la sua carriera e ha definito “intollerabili” sia l’attacco di Hamas del 7 ottobre sia la situazione a Gaza. Walz ha spesso sottolineato il suo sostegno allo Stato e al popolo ebraico – compresi gli studenti ebrei coinvolti nelle proteste dei campus – e ha allo stesso tempo mostrato sostegno all’impegno civico e alla possibilità di disaccordo: «La gente è frustrata – ha detto – ma per me è di buon auspicio che si impegni attivamente per andare a votare e chiedere un cambiamento». E creare uno spazio in cui le persone possono non essere d’accordo significa spingere verso un cambiamento in positivo, proprio come insegnano i Pirké Avot: Non siete obbligati a completare il lavoro, ma non siete nemmeno liberi di abbandonarlo.