ROMA – Addio all’avvocato Oreste Bisazza Terracini, contribuì a condannare Priebke

Il 21 luglio 1997 l’avvocato Oreste Bisazza Terracini è in aula a Roma per la conclusione del processo in primo grado all’ex capitano delle SS Erich Priebke. «Mai avete giudicato un uomo di una così grande colpa. Probabilmente mai, nel vostro futuro di giudici, vi troverete nuovamente dinanzi una colpa così spaventosamente smisurata. Questa è una colpa che non si prescrive» avverte Bisazza Terracini rivolgendosi al Tribunale militare. In aula l’avvocato rappresenta come parte civile la Comunità ebraica di Roma. «Non ho un’arma nella mia mano da levare contro Erich Priebke, né voglio compiere vendetta. Ho solo la voce in mia difesa, in nostra difesa, in difesa di tutti noi», afferma Bisazza Terracini, chiedendo sia fatta giustizia. Il giorno successivo alla sua arringa arriverà la sentenza di colpevolezza per il criminale nazista responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. «Ho cercato giustizia, l’ho ottenuta. Non ho cercato vendetta. Probabilmente, avrei potuto ottenere anche quella», spiegherà Bisazza Terracini a Pagine Ebraiche, nel venticinquesimo anniversario di quel verdetto. Un passaggio chiave nella carriera dell’avvocato, legale di fama internazionale, morto ieri all’età di 85 anni. «È una triste notizia, ci ha offerto la sua dedizione e il suo supporto per importanti cause», ha sottolineato la presidente Ucei Noemi Di Segni, ricordando l’impegno in prima fila di Bisazza Terracini nella lotta contro l’antisemitismo. Grazie a lui, ha spiegato Di Segni, l’Ucei ha ottenuto il diritto di agire giudizialmente come parte offesa in rappresentanza del mondo ebraico. Un principio a cui si è fatto ricorso nell’ultima causa contro Gabriele Rubini (Chef Rubio).
Da bambino fu segnato dalle persecuzioni antiebraiche. Nato nel 1939, fu portato in salvo in Svizzera dalla madre, l’attrice Maria Laura Rocca, dopo l’8 settembre 1943. Qui i due furono internati in un campo profughi, dove Rocca incontrò il futuro presidente dell’Assemblea costituente Umberto Terracini. Tornati in Italia con la fine della guerra, il padre costituente sposò Rocca e divenne il padre adottivo del piccolo Oreste. «Da Umberto Terracini ho avuto un grande insegnamento di vita che consisteva nella sua estrema semplicità di comportamento. Era un uomo che restava esattamente uguale in tutti i rapporti interpersonali, comportandosi nello stesso modo sia con gli umili sia con i potente», raccontò nel 2018 al Corriere della Sera Bisazza Terracini. Un’intervista incentrata sull’altra passione – oltre alla legge – dell’avvocato: la poesia. «Scriveva su qualsiasi sentimento e condizione umana ed ebraica. Scriveva ogni giorno dalle 4 della mattina alle 2 notte», ricorda Di Segni.
Nell’intervista al Corriere l’avvocato sottolineava il suo legame con la cultura ebraica. «Io non sono religioso, ma la mia laicità non esclude la sentita componente ebraica che avverto in me. La mia famiglia, fortemente imbevuta di laicità, non ha mai lasciato troppi spazi alla fede. Comunque il tema del dubbio e del divino è ricorrente nelle mie poesie».
Vicepresidente della Lega italiana per i diritti dell’uomo e presidente della Associazione internazionale giuristi ebrei, aveva seguito di recente, al fianco dell’Ucei, il caso degli adesivi antisemiti – con Anna Frank in divisa giallorossa – affissi dalla tifoseria della Lazio durante una partita all’Olimpico di Roma.
A Pagine Ebraiche Bisazza Terracini non aveva nascosto la sua preoccupazione per il futuro della memoria della Shoah in Italia. «La memoria dovrebbe essere sempre consapevole. L’oblio naviga nell’inconscio, ed io credo che l’inconscio degli italiani tenda all’oblio, che si dovrebbe rimuovere con metodi diversi da quello che molti credono che il Giorno della Memoria possa avere».
Sia il suo ricordo di benedizione.