LIBRI – Formiggini, il ricordo tra il faceto e il tragico

Il 28 novembre del 1938 l’editore Angelo Fortunato Formiggini parte in treno da Roma con un biglietto di sola andata per la sua Modena. Il pretesto per il viaggio è una riunione di soci della tipografia. In realtà ha ben altri piani in testa. E il giorno successivo li realizzerà gettandosi dall’alto della torre Ghirlandina del Duomo, precipitando su un tratto di selciato oggi conosciuto come il “Tvajol ed Furmajin”, il tovagliolo del Formaggino. «Non posso rinunciare a ciò che considero un mio preciso dovere. Io debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti», aveva scritto in un messaggio destinato alla moglie, affinché fossero chiare le ragioni di quel suo gesto di denuncia contro la violenza delle leggi antisemite approvate poche settimane prima. Provvedimenti che avevano messo al bando lui stesso, l’ebreo Formiggini, editore di fama e ideatore del progetto della Grande Enciclopedia Italica, già sottrattagli all’inizio del Ventennio dal filosofo di regime Giovanni Gentile. Inizia proprio da quel «volo di protesta» il libro biografico Formíggini. Vita umoristica (e tragica) di un editore del ‘900 (ed. Pendragon) del saggista e bibliofilo Antonio Castronuovo, ristampa aggiornata con nuovi elementi di un volume uscito in passato con Stampa Alternativa.
Il volume mette in fila gli eventi, ricotruendo la storia e il lascito di un protagonista del mondo delle parole che si augurava di essere ricordato come «uno dei meno noiosi uomini del suo tempo», geniale mente di quella Casa del Ridere che avrebbe voluto edificare attraverso l’ironia affinché «i popoli si conoscano nei loro aspetti più simpatici e umani».
Il libro rende conto delle sue intuizioni, dei suoi successi e delle sue utopie. E soprattutto del suo modo leggero di prendere la vita che, come rileva l’autore, «può sorgere sotto ogni cielo, anche se vige una dittatura».