ISRAELE – Atleti olimpici abbracciano famigliari degli ostaggi

Da 315 giorni aspettano di riabbracciare i loro cari ostaggio di Hamas. Alla delegazione israeliana impegnata a Doha chiedono di tornare con un accordo: la tregua a Gaza in cambio del rilascio dei rapiti. L’intesa è la loro speranza, spiegano i famigliari degli ostaggi, nell’ansia da oltre dieci mesi. Pochi i momenti nella giornata in cui non pensano ai loro figli, genitori, fratelli e sorelle prigionieri. Con tenerezza ringraziano i campioni olimpici venuti, poco dopo il rientro da Parigi, a esprimere solidarietà. «Ci avete portato un po’ di luce in questi tempi bui», afferma Yocheved Lifschitz. Lei è stata liberata a novembre, ma suo marito Oded è ancora in mano a Hamas. Molti condividono le parole di Yocheved. «Sono il padre di Tal Shoham e nonno di Naveh, che in questi giorni ha compiuto nove anni», racconta Gilad Korngold davanti ai microfoni delle televisioni israeliane. «Non posso descrivervi la tristezza di questo compleanno: Naveh piangeva l’assenza di suo padre. Vi abbiamo visto in tv e quelli sono stati i rari momenti felici in cui mio nipote si è distratto da tutto il caos che ha in testa». Commosso, Korngold abbraccia la medaglia d’oro nel windsurf Tom Reuveny (nell’immagine). E poi lancia un appello agli atleti: «Siete degli influencer, state al nostro fianco e chiedete all’intero popolo d’Israele di rimanere dalla nostra parte».
Come tutti gli israeliani, anche i parenti degli ostaggi hanno tifato la squadra olimpica, tornata a casa con il miglior risultato mai ottenuto ai Giochi: sette medaglie. Un oro, cinque argenti e un bronzo. «È molto commovente che abbiate scelto di venire qui a sostenerci appena rientrati in Israele. I vostri successi sono stati quasi gli unici momenti in dieci mesi e mezzo in cui abbiamo avuto modo di essere felici e orgogliosi», conferma Orli Gilboa, madre della soldatessa rapita Daniela. «Sono giorni molto delicati e speriamo che anche i nostri cari possano incontrarvi. Finché non torneranno, nessun momento di felicità sarà per noi completo».
Assieme a Daniela, Tal, Oded sono 113 gli ostaggi prigionieri di Hamas. Se le trattative in Qatar porteranno a un’intesa, 33 rapiti dovrebbe essere liberati nella prima fase dell’accordo. Ma, avvertono i funzionari israeliani, la strada è ancora lunga. Secondo il sito Walla l’incontro di Ferragosto è stato positivo e ci sono stati progressi. «Non possiamo neanche immaginare il dramma di queste famiglie», sottolinea Reuveny all’emittente Kan. «Speriamo non passi un altro giorno in cui i loro cari debbano rimanere prigionieri di Hamas».