SCIENZA – Il caffè dalle scaglie

Nella routine di milioni di italiani il caffè, al bar o a casa, è una parte necessaria della giornata. Il nostro paese è undicesimo nella classifica delle nazioni con il maggior consumo pro capite, secondo World Population Review. Al primo posto c’è stabile la Finlandia, davanti a Norvegia, Islanda e Danimarca. Al freddo, dunque, il potere ristoratore del caffè, e della pausa ad esso collegata, è molto apprezzato. In generale ogni giorno nel mondo se ne bevono circa 3 miliardi di tazze. Un numero che si prevede raddoppierà entro il 2050 se le tendenze attuali continueranno. Il problema è dove coltivare tutto il caffè necessario per soddisfare la domanda mondiale. A complicare il quadro intervengono le previsioni degli esperti: circa la metà degli attuali terreni coltivati a caffè potrebbe presto essere inutilizzabile a causa del cambiamento climatico. Una possibile soluzione al problema arriva da Israele: produrre caffè in laboratorio. Ad avventurarsi in questo campo, in cui la Finlandia ha già cominciato a muoversi, è l’israeliana Pluri. Specializzata nel settore della biotecnologia sanitaria, da qualche anno l’azienda di Haifa ha ampliato il suo campo di ricerca, guardando anche all’alimentazione. In questo caso, al caffè. Il processo di coltivazione inizia con l’estrazione delle cellule di caffè dai chicchi e dalle foglie della pianta. Le cellule vengono inserite in bioreattori per far crescere dei simil-chicchi di caffè. Conversando con il portale di tecnologie Israel21c, il responsabile di Pluri per la ricerca, Michal Ogolnik, ha parlato di «scaglie». Il bioreattore simula le condizioni reali «fornendo alla pianta la biomassa di cui ha bisogno, principalmente acqua e glucosio, e mantenendo la temperatura e gli altri elementi necessari per la crescita», ha spiegato Ogolnik. A differenza delle piante, i bioreattori possono produrre scaglie di caffè tutto l’anno. Una volta essiccate e tostate – in modo diverso dai metodi tradizionali – le scaglie possono essere macinate e usate per produrre l’agognato caffè. Al momento però manca il via libera per la commercializzazione: per assaggiare una tazzina da laboratorio servirà ancora del tempo.

© A Dragan