USA – I genitori dell’ostaggio alla convention dem: Ora o mai più

Ora o mai più. «Il momento è questo», hanno esortato dal palco della convention democratica di Chicago Jon Polin e Rachel Goldberg. Loro figlio Hersh, 23 anni, è diventato uno dei simboli della battaglia per riportare gli ostaggi israeliani a casa. Sequestrato dai terroristi nell’area del Nova festival, in un video diffuso da Hamas a fine aprile appare senza un avambraccio, amputatogli durante la prigionia a Gaza dopo essere stato gravemente ferito nel pogrom del 7 ottobre.
Hersh Goldberg Polin è un cittadino israelo-americano, con radici familiari proprio a Chicago. «Bring them home!» il grido che si è levato dal pubblico quando i suoi genitori sono saliti sul palco, mano nella mano. Ad accoglierli una standing ovation, applausi, lacrime.
«In questo momento 109 preziosi esseri umani sono tenuti in ostaggio da Hamas a Gaza. Sono cristiani, ebrei, musulmani, indù e buddisti. Provengono da 23 paesi diversi», ha dichiarato la madre di Hersh, sottolineando come l’ostaggio più giovane detenuto da Hamas da ormai 321 giorni sia «un bambino dai capelli rossi di un anno» e il più anziano «un nonno baffuto di 86». Dei 109 prigionieri rapiti il 7 ottobre, otto hanno la cittadinanza americana. E uno di questi, ha detto, «è il nostro unico figlio». Un altro è Omer Neutra, 22 anni. In sala c’erano i suoi genitori. A metà luglio erano intervenuti a un’iniziativa del partito repubblicano, chiedendo di mettere la salvezza degli ostaggi «al centro di ogni programma».
La convention di Chicago «è un’iniziativa politica, ma il ritorno a casa del nostro unico figlio e degli altri ostaggi non è un tema politico, è una questione umanitaria», ha affermato il padre del ragazzo, secondo il quale ci sarebbe «un surplus di agonia su tutti i lati del tragico conflitto in Medio Oriente». Nella tradizione ebraica «ogni persona è un intero universo», ha poi ricordato Polin. E quindi, prima che sia troppo tardi, «tutti questi universi vanno salvati». I genitori si sono poi rivolti al figlio: «Hersh, se puoi sentirci, sappi che ti amiamo. Resta forte. Sopravvivi».