7 OTTOBRE – Noa Argamani: Presa a botte da Hamas
Presa a botte dai terroristi. Ferite profonde in tutto il corpo, a partire dalla testa. Nessun soccorso e sostegno medico.
Noa Argamani ha condiviso la sua drammatica esperienza da ostaggio, otto mesi nelle mani di Hamas, durante un incontro con i rappresentanti diplomatici dei paesi del G7 a Tokyo. La ragazza, diventata un simbolo del 7 ottobre, era stata rapita dai terroristi nell’area del Nova festival e subito separata dal suo fidanzato Avinatan Or, uno dei 109 ostaggi ancora prigionieri a Gaza. L’esercito israeliano l’ha liberata in un blitz a giugno.
«Ogni notte mi addormentavo e pensavo: questa potrebbe essere l’ultima notte della mia vita», ha raccontato la 26enne Argamani, che ha fatto appena in tempo a riabbracciare la madre Liora malata di tumore prima della sua morte in un letto d’ospedale. «Fino al momento in cui sono stata salvata, non credevo che sarei sopravvissuta. È un miracolo che sia qui», ha dichiarato la ragazza, soffermandosi sul regime di prigionia cui è stata sottoposta. «Ho perso molto peso», ha detto Noa, spiegando che «bevevamo qualcosa come meno di mezzo litro al giorno e c’erano giorni in cui non ci era permesso bere affatto». Per non farsi travolgere dalla disperazione si è così concentrata «sui ricordi di tempi più felici, come le immersioni subacquee e tutto ciò che prima mi piaceva fare nel mio tempo libero». Argamani ha poi rivolto il pensiero agli ostaggi ancora sequestrati a Gaza, tra cui il fidanzato: «Dobbiamo riportarli indietro prima che sia troppo tardi. Non vogliamo perdere più persone di quante ne abbiamo già perse».