ISRAELE – Attacco preventivo a Hezbollah «rimedio parziale»?

A 24 ore dall’attacco preventivo d’Israele contro Hezbollah, il paese si interroga sul risultato di questa operazione. Ha impedito ai terroristi di lanciare una raffica ancora più ampia di razzi contro lo stato ebraico e colpire siti specifici nel centro del paese, spiega Ofer Shelah, analista dell’Institute for National Security Studies. «Tuttavia, questa operazione non cambia la situazione sul terreno: si sta avvicinando una guerra regionale, nonostante la mancanza di chiari vantaggi per tutte le parti coinvolte». L’unica soluzione per riportare la calma anche al nord è un accordo a Gaza con Hamas, scrive Shelah sul sito dell’Inss. D’altro lato, aggiunge, il primo a non volere un’intesa è il capo di Hamas, Yahya Sinwar. «L’escalation tra Israele e Hezbollah avvicina la regione a una grande guerra, che è il principale obiettivo di Sinwar».
Per Avi Issacharoff, firma del sito ynet, la «grande guerra» non si sta avvicinando. Almeno non per ora. E lo dimostrerebbero le parole delle ultime ore del capo di Hezbollah, Nassan Nasrallah. Dopo l’attacco preventivo d’Israele e la risposta del gruppo terroristico, Nasrallah ha espresso soddisfazione e ribadito di non volere al momento una escalation regionale. «Sinwar non ha ottenuto quello che voleva», scrive Issacharoff. «Forse, solo forse, il successo di Israele nel contrastare la risposta di Hezbollah aprirà la strada a concessioni di Hamas nei negoziati per il rilascio dei rapiti, visto il fallimento dell’espansione dei combattimenti». Dunque un possibile esito diverso da quello paventato da Shelah. I due però concordano: sul lungo periodo Gerusalemme non può ignorare il fatto che il principale pericolo per Israele, molto più di Hamas, sia la potenza di fuoco dei terroristi libanesi. Per questo Roni Eitan sul sito Makkor Rishon considera l’attacco preventivo «un’occasione perduta che potrebbe non tornare». Secondo Eitan l’operazione è stata un successo circoscritto. L’effetto sorpresa ha funzionato, l’intelligence ha fornito tutti i dati necessari, ma Hezbollah mantiene intatte le sue capacità offensive. «Israele è diventato il campione mondiale delle soluzioni parziali», sostiene Eitan. «Abbiamo avuto l’opportunità di sfruttare la legittimità intrinseca di sventare un attacco immediato per mostrare un cambiamento di paradigma» nello scontro con i terroristi libanesi. Invece, scrive l’analista, ora proseguirà la guerra di attrito che da quasi undici mesi segna il nord del paese. Da queste aree il segnale al governo è chiaro: «Vogliamo un’azione che includa il ritorno degli sfollati nelle loro case, garantisca la sicurezza di tutti i residenti e l’approvazione di un piano economico per la riabilitazione dell’area», scrivono in un comunicato congiunto diversi sindaci e amministratori locali. Per loro l’attacco preventivo rappresenta la «pace di Tel Aviv», ovvero un’operazione che garantisce stabilità e sicurezza solo al centro del paese. «Per noi invece non c’è una vera soluzione».