LIBRI – L’oro e la patria, storia di Niccolò Introna, eroe dimenticato
«Anni dopo, quasi ottuagenario, Niccolò Introna per la prima volta nella sua vita avrebbe sentito il bisogno di difendersi. Come se sul banco degli imputati ci fosse finito lui, non loro. Non gli altri due, incluso l’emissario di Hitler che gli era ronzato avidamente intorno per oltre un anno e mezzo». Un attacco da poliziesco, da spy-story all’americana. Le pagine che seguono non sono da meno, ma L’oro e la patria, l’ultimo libro di Federico Fubini, si apre con una nota per il lettore: «Niente di quello che leggerai qui è inventato e neppure abbellito; tutto si basa su documenti originali o, più di rado, testimonianze dirette e studi storici».
Eppure gli elementi del giallo ci sono tutti: il caveau di una banca, 120 tonnellate di oro, un manipolo di ufficiali nazisti nel ruolo dei cattivi.
L’eroe è un po’ anomalo: dirigente ultra settantenne, valdese fervente, determinato servitore di uno Stato in cui credeva con tutto se stesso. Si chiama Niccolò Introna.
Il 20 settembre del 1943, quando il comandante dello spionaggio hitleriano Herbert Kappler accompagnato da un gruppo di SS entra nella sede della Banca d’Italia per chiedere che venga consegnato tutto l’oro presente a Palazzo Koch, Introna decide di prova ad ostacolarli. Aveva combattuto la corruzione degli anni di Mussolini, riuscendo anche a tenere traccia di tutte le operazioni con cui il duce trafugava denaro pubblico. Federico Fubini ha ricostruito la sua storia lavorando su decine di migliaia di documenti, in parte riservati, che Introna aveva accumulato per tutta la vita, prove dell’appropriazione di denaro pubblico da parte di Mussolini. Una storia (volutamente?) dimenticata.