ISRAELE – Le famiglie degli ostaggi in marcia verso Gaza: “Bibi firma la tregua!”

«Siamo qui al confine per dirvi che continuiamo a combattere per voi», scandisce con un megafono Yehuda Cohen. Insieme ad altri parenti di ostaggi è arrivato al confine con Gaza per lanciare un simbolico messaggio a suo padre, Nimrod. «Non ti abbiamo dimenticato. Non abbiamo dimenticato nessuno dei 108 rapiti ancora a Gaza». Alcuni dei famigliari si spingono oltre confine, corrono per un breve tratto, finché i militari non li fermano e invitano a tornare indietro. «Cosa ci resta se non correre noi stessi a prenderli?», afferma ai media Gil Dickmann, cugino del rapito Carmel Gat. Insieme ad altri punta il dito contro il governo. «Non abbiamo bisogno di altre scuse da parte del primo ministro (Benjamin) Netanyahu, abbiamo solo bisogno che firmi questo maledetto accordo e riporti gli ostaggi a casa», dichiara Dickmann.
Nei negoziati in corso tra Egitto e Qatar qualche progresso è stato fatto. Almeno secondo quanto dichiarato dal consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan. In missione a Pechino, Sullivan ha parlato dei colloqui indiretti tra Israele e Hamas: «I negoziatori si stanno concentrando sui dettagli, il che significa che abbiamo fatto avanzare le discussioni fino al punto di entrare nel vivo, e questo è un segno positivo di progresso». Alcuni analisti traducono: si discute, quindi c’è speranza. Ma in Israele i media sottolineano come le distanza tra le parti sia ancora molta. Anche se un’intesa sembra essere stata trovata su un punto. Secondo il Canale 12 il governo Netanyahu avrebbe dato il via libera a una tregua temporanea per facilitare le vaccinazioni antipolio. Una decisione arrivata dopo la recente scoperta di un caso di poliomielite in un neonato di dieci mesi di Gaza. Le Nazioni Unite ha previsto la necessità di vaccinare 640.000 i bambini nel corso della tregua umanitaria. L’ufficio di Netanyahu ha reso noto che la tregua coinvolgerà aree specifiche di Gaza.
Oltre a Gaza, l’attenzione è sulla Cisgiordania. Le forze di sicurezza hanno avviato una maxioperazione nell’area, dispiegando centinaia di soldati e agenti di polizia. «I terroristi nel nord della Samaria stanno piazzando mine nelle aree civili. Stiamo operando per eliminare le minacce che questi esplosivi causano a israeliani e palestinesi», ha reso noto un portavoce militare. Jenin, il campo profughi di Far’a e Tulkarem sono le zone prese di mira da esercito e polizia. I bersagli sono sia le cellule di Hamas sia della Jihad islamica. A quest’ultima apparteneva Muhammad Jaber, coinvolto nella pianificazione e nella direzione di molti attacchi terroristici. Jaber è stato ucciso assieme ad altri quattro terroristi dopo che si erano barricati in una moschea a Tulkarem.
In Europa intanto fa sentire la propria voce l’alto rappresentante Ue Josep Borrell, alludendo alla possibilità di sanzionare «alcuni ministri di Israele» che «hanno lanciato messaggi d’odio, incitazione a commettere crimini di guerra contro i palestinesi». Borrell, in carica ancora fino all’autunno, ha aggiunto: «io non posso decidere, posso solo proporre e saranno gli Stati membri a decidere». Una replica è arrivata dall’Italia: le sanzioni sono una proposta «irreale», ha affermato il capo della Farnesina, Antonio Tajani, a Bruxelles. «Non è così che si convincerà Israele ad un accordo sulla pace».