USA – Perché alla convention democratica i palestinesi non hanno parlato

I genitori di Hersh Goldberg-Polin, il giovane americano israeliano ancora prigioniero* di Hamas  hanno avuto l’occasione di intervenire alla Convention Nazionale Democratica, e in molti si sono chiesti perché la stessa opportunità non è stata data a un palestinese. Hen Mazzig, in un testo pubblicato il 23 agosto su JewishNews, prima di approfondire le ragioni per cui ritiene che includere una voce palestinese sarebbe stata una scelta potente spiega che l’idea è stata scartata «per motivi comprensibili». Il gruppo che più ha sostenuto la necessità di includere un oratore palestinese si chiama “Undecided”, il suo cui obiettivo è convincere a votare i democratici che si erano registrati come “indecisi” alle primarie e ha cercato di dimostrare l’impatto del movimento Free Palestine in stati come il Michigan in cui le elezioni spesso vengono decise da margini molto piccoli e possono influenzare i risultati nazionali. Però il movimento ha utilizzato immagini e slogan antisemiti, e sostenuto apertamente organizzazioni terroristiche come Hamas, e Hezbollah, e non è possibile appoggiarne l’operato senza denunciarne gli elementi estremisti, come invece ha fatto Undecided. Scrive Mazzig che invece i genitori di Hersh hanno coinvolto anche quei politici con i quali hanno profonde divergenze come Alexandria Ocasio-Cortez e Ilhan Omar pur di promuovere la loro causa, e sono parte di un movimento, Bring Them Home, che gode di sostegno bipartisan e ha avuto relatori sia alla convention democratica che a quella repubblicana (mentre Free Palestine è stato assente da entrambi i palcoscenici). Mazzig ribadisce però che dare spazio a una voce palestinese favorevole alla pace sarebbe stata una scelta giusta. E la stessa candidata democratica, Kamala Harris, ha riconosciuto che nonostante le strategie del movimento propal siano sbagliate le idee di partenza sono radicate in una sofferenza autentica: quella del popolo palestinese. Dare spazio a uno di quei palestinesi che rischiano la vita schierandosi contro Hamas avrebbe potuto avere un effetto molto forte sui giovani democratici, mostrando loro che c’è posto per quel movimento che riconosce l’umanità sia degli israeliani che dei palestinesi che in molti hanno cercato di spingere. Conclude Mazzig che non averlo fatto significa aver perso un’occasione per dimostrare che la vera solidarietà non sceglie da che parte stare ma cerca giustizia e dignità per tutti, un messaggio importante in un mondo profondamente diviso.

*Questo articolo è stato scritto prima del ritrovamento in un tunnel di Rafah a Gaza del corpo del giovane rapito da Hamas il 7 ottobre 2023