OSTAGGI – A Brighton i loro volti sulla scogliera
«Bring them home know!», torna a chiedere in massa, scossa dagli ultimi eventi, la società israeliana. La campagna per liberazione degli ostaggi (si ritiene che a Gaza ce ne siano ancora 97, quanti in vita non si sa) resta però globale, con una mobilitazione che attraversa continenti e paesi e trova nuove modalità per esprimersi. Alcune inedite e sorprendenti. È il caso di Brighton e Hove, città inglese dell’East Sussex dove l’associazione Yellow Ribbon ha proiettato i loro volti sulle pareti di una scogliera, dando continuità ad alcune recenti iniziative di sensibilizzazione avviata nel segno di un altro simbolo della battaglia: i nastri gialli. «Con i negoziati che procedono lentamente e le condizioni che peggiorano, è urgente che gli ostaggi vengano subito portati a casa», ha dichiarato Adam Ma’anit, cugino dell’ostaggio Tsachi Idan che i terroristi hanno rapito nel kibbutz Nahal Oz. «Tsachi non può aspettare un altro secondo. Nessuno di loro può». Heidi Bachram, l’organizzatrice dell’evento, poi replicato nei locali comunitari, ha esortato il governo britannico a fare di più e auspicato in particolare che «metta pressione al Qatar», paese in cui Londra ha un certo peso e influenza. Serve uno sforzo più intenso, ha detto, “perché non mi pare finora sia stato fatto a sufficienza».
(Foto: Yellow Ribbon Campaign)