REGNO UNITO – Rav Mirvis: Chi taglia armi a Israele rafforza i suoi nemici

Il governo britannico ha annunciato un parziale alle taglio alle esportazioni di armi in Israele perché, così ha presentato la questione il ministro degli Esteri David Lammy, sarebbe stato rilevato un «chiaro rischio che possano essere utilizzate per commettere o facilitare una grave violazione del diritto umanitario internazionale» nel corso delle operazioni militari a Gaza. L’annuncio, accolto con «profonda amarezza» dal governo israeliano, ha suscitato reazioni anche nelle istituzioni ebraiche d’Oltremanica. Tra i più colpiti sembra esserci il rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth, rav Ephraim Mirvis, intervenuto con un preoccupato “cinguettio” su X. Secondo il rav, in carica dal 2013, la decisione del governo Starmer non sarà d’aiuto alla causa della pace e non aiuterà nemmeno gli ostaggi ancora prigionieri di Hamas, incoraggiando al contrario «i nostri comuni nemici». Colpisce il rav che il taglio sia stato comunicato «nel momento in cui Israele combatte una guerra per la sua sopravvivenza su sette fronti impostigli il 7 ottobre e nel momento stesso in cui sei ostaggi assassinati a sangue freddo venivano sepolti dalle loro famiglie». E sgomenta inoltre che venga accreditata dal ministro «la falsità secondo cui Israele stia violando il diritto internazionale umanitario, quando in realtà fa di tutto per rispettarlo».
Nessuno «dovrebbe dimenticare le ragioni per cui Israele è oggi in guerra», ha commentato la Jewish Leadership Council (JLC) sottolineando come il 7 ottobre i terroristi di Hamas abbiano invaso Israele «per uccidere, mutilare, torturare, stuprare e rapire». Ma non è finita lì, viene ricordato, perché negli undici mesi successivi «Israele ha dovuto affrontare nuove minacce ai suoi confini, mentre Hamas continuava a minacciare da Gaza, mentre Hezbollah colpiva dal Libano e gli Houthi cercavano di espandere il conflitto dallo Yemen». Senza dimenticare «l’importante offensiva» lanciata in aprile dall’Iran, in combutta con i suoi alleati regionali. In considerazione di tali eventi, conclude JLC, non è questo il momento «di intraprendere azioni che limitino la capacità di Israele di difendersi». Anche per Phil Rosenberg, presidente del Board of Deputies of British Jews, la decisione dell’esecutivo «rischia di inviare un messaggio pericoloso a Hamas e ad altri nemici del Regno Unito, che possono commettere atrocità spaventose, condannate dal governo britannico, e tuttavia vedere ancora Israele castigato».