USA – Harris e Trump divisi su Israele. Sondaggio: lei più forte fra ebrei

Toni accesi nel primo confronto televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump in vista delle presidenziali Usa di novembre. Tra i temi più incandescenti c’è stato Israele, anche se l’argomento è stato toccato appena un paio di minuti, evocato con particolare aggressività da Trump.
«Lei odia Israele» ha accusato il tycoon, puntando il dito contro la vicepresidente dem, “colpevole” a suo dire di avere deliberatamente disatteso l’incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nell’occasione del suo recente intervento al Congresso. «Se Harris sarà eletta presidente», ha rincarato la dose Trump, «Israele smetterà di esistere in nel giro di due anni». Accuse tacciate come «divisive» da parte della vice di Joe Biden, che ha detto di aver trascorso «la mia intera vita e carriera a sostegno di Israele». In precedenza Harris aveva spiegato che «Israele ha il diritto di difendersi», che la sua sicurezza resta una priorità per gli Usa, ma che anche il come ha un’importanza. «Questa guerra deve finire, immediatamente, con un accordo per il cessate il fuoco e tutti gli ostaggi liberi», ha affermato Harris, dichiarandosi a favore di una «soluzione a due Stati» che dia a Israele «la sicurezza» e ai palestinesi «i diritti» e che preveda un piano «per ricostruire Gaza». Trump dal suo canto ha sostenuto che durante il suo mandato la minaccia iraniana è stata depotenziata significativamente, prosciugando le casse degli ayatollah, ma le misure intraprese da chi ha preso il suo posto «hanno reso l’Iran una nazione ricca». E quindi in grado di nuocere nuovamente a livello di terrorismo, in combutta con i suoi alleati regionali.
Ma è stato appena un accenno. «Considerando il tempo e l’energia con cui i media statunitensi si concentrano su Israele era lecito pensare che i candidati avrebbero parlato più a lungo e in modo più approfondito della questione», scrive Herb Keinon sul Jerusalem Post. Il fatto che non sia successo e che i loro commenti su Israele fossero in qualche modo prevedibili, aggiunge l’editorialista, «dovrebbe essere un promemoria per gli israeliani: non tutto gira intorno a noi». Poche ore prima del dibattito il Jewish Democratic Council of America ha diffuso i dati di un suo sondaggio sulle intenzioni di voto dell’elettorato ebraico Usa, tradizionalmente più vicino ai dem: il 68% sarebbe per Harris, il 25% per Trump.