GECE – Da Fossoli a Carpi, la memoria delle sinagoghe
Costituita nel 1996 dal Comune di Carpi e dall’Associazione Amici del Museo Monumento al Deportato, la Fondazione Fossoli è l’ente deputato alla tutela e valorizzazione del campo di concentramento di cui porta il nome, luogo di transito per migliaia di ebrei italiani arrestati dai nazifascisti e poi deportati nei campi di sterminio. Dall’esclusiva gestione del campo, la competenza della Fondazione si è nel tempo allargata fino alla cura del retaggio ebraico di Carpi a partire dalle due sinagoghe, situate nel medesimo palazzo: una settecentesca, fresca di restauro. E una ottocentesca, sede attuale della fondazione.
Racconta le vicende di entrambe Le sinagoghe di Carpi (Bologna, University Press), volume a cura di Matteo Cassani Simonetti con saggi di Vincenza Maugeri e Caterina Manfredi. La pubblicazione sarà presentata nella cittadina emiliana in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica di domenica perché, in linea con gli intenti della manifestazione, non solo elabora una storia «di famiglie», ma ha anche l’ambizione di rendere sempre più familiari tali spazi. Ne parleranno tra le altre proprio Maugeri e Manfredi: la prima, ex direttrice del Museo ebraico di Bologna, ha ripercorso la storia ebraica di Carpi in vari saggi; la seconda è stata invece la progettista e direttrice dei lavori di restauro della sinagoga più antica, gravemente danneggiata dal sisma che nel 2012 colpì l’Emilia-Romagna.
L’auspicio della direttrice uscente della Fondazione Marzia Luppi, scrive nella sua introduzione al volume, è che il completamento del restauro permetta di disporre di un ambiente «in cui poter installare in modo permanente un percorso di conoscenza della presenza degli ebrei nel territorio carpigiano» e «rintracciarvi i loro lasciti indipendentemente dallo scioglimento della comunità locale, avvenuta ai primi del Novecento». Una storia «lunga e tribolata» conclusasi intorno al 1917 con la soppressione e aggregazione alla Comunità di Modena, ricostruisce nel suo saggio Maugeri. Nel 1921 l’Amministrazione dell’Università Israelitica modenese deliberò quindi di vendere per trattativa privata l’edificio a un avvocato e stabilì prima della consegna «le demolizioni di ogni simbolo sacro che ne ricordava la vecchia destinazione», oltre al ritiro di alcuni mobili e oggetti. Parte di essi finirono a Modena. Parte, in seguito, nel giovane Stato di Israele.