GECE – Famiglie sospese, la Giornata a Roma dedicata ai Bibas
È iniziata dal giardino del Tempio Maggiore la Giornata della Cultura Ebraica a Roma. La grande sinagoga compie 120 anni e sulla sua cancellata è allestita una delle tre mostre realizzate per l’occasione, Centoventi anni di matrimonio al Tempio Maggiore. Famiglia e tradizione degli ebrei di Roma.
Tra le foto scelte alcune riguardano il periodo delle leggi razziste, altre il periodo successivo all’attentato palestinese dell’ottobre del 1982 in cui fu ucciso in piccolo Stefano Gaj Taché, altre ancora sono state realizzate poco dopo la fine della pandemia. Nell’insieme «queste foto ci insegnano che la vita deve andare avanti a tutti i costi, facendo nuovi figli, accrescendo la famiglia anche nei momenti più tragici», ha sottolineato il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun inaugurando la Giornata in compagnia tra gli altri della vicepresidente Antonella Di Castro e dell’assessore regionale alla Cultura Simona Renata Baldassarre. Un messaggio che Fadlun ha esteso a tutta l’Italia, paese in perenne crisi demografica: «Bisogna credere in un futuro, bisogna credere nella famiglia». Il pensiero di Fadlun è andato ad alcune famiglie da lui definite «paradigmatiche». E cioè le famiglie “sospese” di chi ha un proprio caro ancora prigioniero a Gaza, nei tunnel dell’orrore, dove gli ostaggi «sono torturati e subiscono l’impossibile», con la mente in particolare rivolta alla «famiglia Bibas».. La vicepresidente Di Castro, che ha la delega alla Cultura, ha poi ricordato come la famiglia rappresenti nell’ebraismo il fondamento dell’educazione e «il primo luogo dove l’identità ebraica si struttura». Un impegno che prosegue anche «dopo il tragico 7 ottobre», con la comunità e i suoi giovani che «insieme lottano ogni giorno per continuare a progettare e costruire nuove famiglie che siano la base per il futuro di una crescita prosperosa della comunità con la fondata speranza che la cultura la democrazia l’unione ci porterà a tempi migliori».
a.s.