GECE – Interrogarsi sui legami, valore ebraico

Proiettata al Teatro Franco Parenti di Milano appare l’opera di Zoya Cerkaasky, 7 ottobre. L’artista israeliana richiama il Guernica, celebre denuncia di Pablo Picasso contro la guerra. Cerkaasky sceglie di rappresentare però una famiglia: sui loro volti l’orrore per la minaccia incombente dei terroristi, ma anche la determinazione a rimanere uniti, ha spiegato al pubblico il critico d’arte Roberto Sorani. «Nell’opera c’è sia grande dolore sia un messaggio di speranza. Nonni, genitori, figli nipoti, si abbracciano. Un legame che rappresenta i nostri valori: nonostante tutto, la famiglia ebraica rimane unita. Lo ha fatto nei secoli e continuerà a farlo», ha ricordato Sorani, tra i protagonisti della Giornata Europea della Cultura Ebraica a Milano. Al critico è stata affidata la declinazione della famiglia – tema di questa edizione della Giornata – attraverso l’arte. «Abbiamo cercato di mostrare le diverse dimensioni della famiglia ebraica, usando il cinema, la musica, i testi della nostra tradizione, la letteratura», ha spiegato in apertura Sara Modena, assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese, dopo i saluti della direttrice del Parenti Andrée Ruth Shammah. «Come in tutte le famiglie, anche nella nostra si litiga. Ma il bello dell’ebraismo è che attraverso lo scontro si cerca di tirare fuori verità nascoste», ha affermato Shammah. Un tema, quello dello scontro, sviluppato da Alfonso Sassun, che ha analizzato alcuni esempi di rapporti complessi tra padri e figli nella Torah. Da Abramo con Isacco a Giacobbe e Giuseppe con i suoi fratelli. «Le loro storie in alcuni casi sono dei moniti per noi genitori», ha sottolineato Sassun. «Dobbiamo stare attenti nei loro riguardi e rimanere equi altrimenti rischiamo di causare delle disfunzioni».
Di famiglie disfunzionali ha parlato Roberto Zadik, attraverso lo sguardo ironico del regista americano Woody Allen. «Una battuta di Allen spiega bene la sua visione: ‘Quand’ero piccolo i miei genitori hanno cambiato casa una decina di volte. Ma io sono sempre riuscito a trovarli’». Con il sorriso Allen descrive in modo critico sia i legami di una certa famiglia ebraica sia della borghesia americana. Una critica della società è il film di Luca Barbareschi The Penitent, presentato dallo stesso attore e regista al pubblico del Parenti. Un’occasione per Barbareschi anche per sottolineare la necessità di mantenere viva e unita la famiglia dell’arte. «Occasioni come questa in cui si sta insieme e si discute sono fondamentali. Questa famigliarità di valori e di pensiero deve essere preservata», ha spiegato l’attore.
A chiudere la prima parte della giornata, prima degli appuntamenti pomeridiani nella sinagoga di via Guastalla, l’intervento di David Piazza e Ugo Volli. Insieme, hanno portato il pubblico a scoprire alcuni passaggi del Midrash per capire come la trasmissione dell’eredità ebraica sia spesso una questione di rapporti padre e figlio, marito e moglie, fratelli e sorelle. «La Bibbia ebraica non è solo la storia dell’umanità e del popolo ebraico, ma è anche una storia di famiglie. Se vogliamo, è un ”romanzo familiare”», hanno spiegato Piazza e Volli.

d.r.