ISRAELE – L’offerta a Hamas: tutti gli ostaggi contro salvacondotto

Il rilascio di tutti gli ostaggi in una sola volta in cambio della fine dei combattimenti e di un passaggio sicuro fuori dalla Striscia di Gaza per il leader di Hamas Yahya Sinwar e i suoi uomini. Sono alcuni dei termini dell’ultima proposta di Israele per arrivare a un accordo con Hamas. Il piano, scrivono i media locali, è stato presentato all’amministrazione Usa la scorsa settimana da Gal Hirsch (nell’immagine), responsabile israeliano dell’accordo sugli ostaggi. Se il gruppo terroristico palestinese dovesse dimostrarsi interessato, spiega l’emittente Kan, allora la proposta verrebbe formalizzata dal governo di Gerusalemme. L’iniziativa di Hirsch prevede il rilascio di prigionieri palestinesi incarcerati in Israele, la smilitarizzazione della Striscia e un nuovo sistema di governance per l’enclave. «Un accordo in una sola fase che includa tutti i 101 ostaggi è l’aspirazione di tutti i cittadini d’Israele», ha commentato il Forum delle famiglie degli ostaggi, sostenendo la nuova trattativa israeliana.
Sul terreno intanto l’attenzione militare è sempre più rivolta al nord. In 48 ore Hezbollah ha perso diversi suoi uomini a causa dell’esplosione, attribuita all’intelligence israeliana, di cercapersone, radio e walkie-talkie. I terroristi libanesi hanno giurato vendetta e attaccato ancora una volta il nord d’Israele. Otto le persone rimaste ferite dai missili anticarro del movimento sostenuto dall’Iran. «Il centro di gravità si sta spostando a nord. Stiamo dirottando forze, risorse ed energie in questa direzione», ha ribadito il ministro della Difesa Yoav Gallant. L’obiettivo, ha aggiunto, «è chiaro e semplice: riportare i residenti delle città del nord alle loro case in modo sicuro». Da quasi un anno l’area è bersaglio di Hamas e decine di migliaia di persone sono state evacuate. Il prossimo passo potrebbe essere una operazione nel sud del Libano. «La regola è che ogni volta che agiamo, le due fasi successive sono pronte», ha avvertito il capo dell’esercito Herzl Halevi. In ogni nuova fase «il prezzo pagato da Hezbollah aumenterà», ha aggiunto.
Oltre ai fronti di guerra, Gerusalemme deve affrontare anche quello diplomatico. Una nuova risoluzione dell’Assemblea generale Onu punta il dito contro lo stato ebraico. Il provvedimento chiede di «porre fine senza indugio alla sua presenza illegale» nei «Territori palestinesi occupati» entro 12 mesi, ritirando tutti i soldati e i civili israeliani dall’area. Si chiede inoltre un embargo sulle armi inviate a Israele dai diversi paesi. «La risoluzione dell’Onu guidata dai palestinesi, che chiede mosse unilaterali contro Israele, non porrà fine al conflitto, ma che rafforzerà un’Autorità Palestinese già radicalizzata», ha commentato il ministero degli Esteri israeliano.