HOLLYWOOD – Lauren Bacall fra successo e antisemitismo
Per quanto sullo schermo sia ricordata come un personaggio audace e spavaldo, Lauren Bacall ha trascorso buona parte della sua carriera cercando di schivare l’antisemitismo di Hollywood. Morta nel 2014, l’attrice era nata nel Bronx come Betty Joan Perske, per poi adottare una versione modificata del nome della madre, Natalie Weinstein-Bacal. Nel 2014, subito dopo la sua morte, il Forward ricordava come nel suo libro di memorie, By Myself and Then Some, Bacall raccontò di essere stata licenziata, subito dopo aver informato un collega di essere ebrea: «L’antisemitismo del mondo intero fu particolarmente scioccante, e opposto all’atmosfera calorosamente accogliente data dall’insieme delle radici ebraiche e rumene». L’attrice si dichiarava felice delle sue radici, e della sua identità, cui non avrebbe mai neppure pensato di rinunciare, ma quando arrivò a Hollywood, grazie a un contratto con il regista Howard Hawks, non gli disse di essere ebrea perché – disse al New York Times nel 1996 – «lui era antisemita e mi spaventava a morte… Mi rendeva così nervosa che non dissi nulla. Sono stata vigliacca, devo dirlo». Nel 1979, dopo essersi innamorata di Humphrey Bogart, affrontò l’argomento raccontando un vecchio episodio a People Magazine: «Una volta un cadetto di West Point mi aveva chiesto di uscire ed era saltato fuori l’argomento religione. Non mi richiamò mai, e io ero sicura che fosse perché ero ebrea… Così, quando mi sono innamorata di Bogie, ho capito che dovevo assolutamente mettere le cose in chiaro, lui era l’ultimo uomo al mondo a cui avrebbe dato fastidio». Quando nel 1944 uscì To Have and Have Not, i pubblicitari parlarono di una «figlia di genitori che hanno origini americane da diverse generazioni» rimuovendo il fatto che sua madre era passata per Ellis Island, come tanti altri immigrati ebrei. Del suo ebraismo era consapevole solo una cerchia ristretta, a Hollywood, e – scriveva Benjamin Ivry – «forse la Yiddishkeit della Bacall si riflette meglio nei suoi saldi principi etici, e nella sua propensione ad abbracciare un punto di vista minoritario, se lo riteneva giusto. Come ha detto a Larry King nel 2005, era antirepubblicana e liberale. Riteneva che essere liberali fosse la scelta migliore che si possa fare: quando si è liberali si è accoglienti con tutti». Una diva che ha spesso optato per personaggi fuori dagli schemi, scegliendo parti pensanti, complesse, e che non cercò mai di ingraziarsi il potere. Anche quando Shimon Peres fu nominato primo ministro in Israele, la Bacall tenne una linea di discrezione: era suo cugino dal lato paterno, i Perske, che lei aveva evitato per decenni, e in seguito si recò a trovare Peres in Israele per una visita di cortesia, forse come gesto di riconciliazione. L’epitome di una donna indipendente, e forte.