FIRENZE – Helen Frankenthaler e la pittura “senza regole”
Correva l’anno 1960 quando al Jewish Museum di New York fu organizzata la prima mostra personale di una giovane ma già affermata artista, Helen Frankenthaler, accostata già da qualche tempo a figure come Jackson Pollock e Lee Krasner.
Frankenthaler sarebbe presto diventata una delle artiste più influenti del Novecento. E un ruolo significativo nella sua affermazione nel campo dell’astrattismo lo ebbe quella mostra al museo ebraico della Grande Mela, nell’allestimento a cura del poeta e scrittore Frank O’Hara con cui il pubblico prese sempre più confidenza con la rivoluzionaria tecnica con cui Frankenthaler lavorava già dal 1952: la “soak-stain” (imbibizione a macchia), che consiste nell’applicare colori diluiti direttamente su una tela non preparata distesa orizzontalmente. Celebra il lascito di questa grande pittrice ebrea, figlia di un giudice della Corte Suprema di New York, la mostra “Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole”.
Allestita a Palazzo Strozzi a Firenze, aperta al pubblico da venerdì 27 settembre, è la più grande mai realizzata su Frankenthaler in Italia e ne ripercorre la carriera dagli anni Cinquanta ai primi anni Duemila. «Mezzo secolo di attività che mostra il suo radicamento nell’astrattismo astratto. Ma anche la varietà delle fonti cui Frankenthaler attingeva: maestri come Tiziano, Goya e Rembrandt, ma anche primi modernisti come Manet e Matisse», ha affermato nel corso di una conferenza stampa Elizabeth Smith, direttrice esecutiva della Helen Frankenthaler Foundation. Nel percorso in dieci sale della mostra di Palazzo Strozzi il curatore Douglas Dreishpoon ha messo in relazione la pittrice con alcuni suoi illustri colleghi con cui fu in contatto: oltre al già citato Pollock, anche Mark Rothko, Robert Motherwell e Anne Truitt. L’amicizia è d’altronde «un aspetto fondamentale di questo progetto, un’altra chiave per leggere e contestualizzare le innovazioni della stessa Frankenthaler», spiega Dreishpoon. L’artista scelse con cura «la propria cerchia ristretta di amici» e coloro che ne fecero parte furono «coccolati, celebrati e sostenuti». Come amici visitavano i rispettivi studi, partecipavano alle inaugurazioni, celebravano «i successi reciproci». Ce ne furono molteplici in quella straordinaria stagione di fermenti in cui Frankenthaler lasciò un segno indelebile.
Adam Smulevich
Immagine: Helen Frankenthaler, Open Wall, 1953 © 2023 Helen Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists Rights Society (ARS), New York / SIAE, Rome