TV – La storia dell’ostaggio Yarden tra i premiati agli Emmy
«I miei rapitori non hanno resistito. Mi hanno messo in mostra come un trofeo. Per loro non ero umana», ricordava Yarden Roman-Gat, intervistata dal programma 60 minutes dell’emittente americana CBS. La 36enne era stata rapita il 7 ottobre dal kibbutz Be’eri e i terroristi palestinesi, una volta arrivata a Gaza, l’avevano costretta a marciare in mezzo alla folla festante. Nei 60 minuti di documentario, girati poco dopo la sua liberazione, Roman-Gat aveva ripercorso l’orrore della sua prigionia, durata 54 giorni, la paura dello stupro, il terrorismo psicologico dei suoi aguzzini. Aveva anche spiegato di aver accettato di parlare alle telecamere perché altri ostaggi erano ancora in mano a Hamas, tra cui la cognata Carmel Gat. «Dobbiamo riportarli a casa. Se possiamo fare qualcosa per aiutarli, lo faremo», aveva dichiarato, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul destino dei rapiti. L’intervista, condotta dalla giornalista Lesley Stahl, è stata premiata nella notte a New York con un Emmy nella categoria News. Il produttore Shahar Bar-On, ritirando il premio, ha chiesto il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Tra loro non c’è Carmel Gat: lo scorso 1 settembre la sua salma è stata recuperata dall’esercito israeliano assieme a quella di altri cinque ostaggi, assassinati dai loro carcerieri.
Il conflitto a Gaza è stato al centro delle premiazioni dei News and Documentary Emmy Awards di quest’anno. Un riconoscimento è stato conferito a I Am Bisan from Gaza and I Am Still Alive: storia di Bisan Owda, una giovane palestinese che in una serie di brevi filmati ha raccontato la vita a Gaza durante il conflitto. Sul palco diversi giornalisti e produttori, sottolineano Haaretz e ynet, hanno lanciato appelli per la salvaguardia dei colleghi a Gaza e criticato Israele.
Il caso BBC
In Gran Bretagna invece per poter mandare in onda sulla BBC il suo documentario We Will Dance Again, dedicato alla strage del Nova Festival, il regista israeliano Yariv Mozer ha dovuto acconsentire a non definire Hamas un’organizzazione terroristica. “È un prezzo che sono disposto a pagare affinché il pubblico britannico possa vedere queste atrocità e decidere se si tratta di un’organizzazione terroristica o meno”, ha dichiarato Mozer in una recente intervista con The Hollywood Reporter.
A marzo la BBC, emittente pubblica, aveva acquistato il documentario, decidendo di coprodurlo. La scelta di non qualificare Hamas come organizzazione terroristica è in contraddizione con quanto annunciato nel 2021 dal governo di Londra. Allora il ministero dell’interno aveva riconosciuto l’intera organizzazione palestinese come movimento terroristico. A partire dal 2001 in questa definizione rientravano già le Brigate Izz al-Din al-Qassam, ala militare di Hamas.
d.r.