ISRAELE – Sa’ar entra nel governo, Bibi meno ricattabile da destra

Appena rientrato da New York, dopo il suo intervento all’Onu e con in mano il successo dell’eliminazione del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiamato l’ex rivale Gideon Sa’ar. I due hanno concluso un accordo che allarga la maggioranza (da 64 a 68 seggi in parlamento) e permette a Netanyahu di consolidare la sua posizione. Ora il premier sarà meno condizionato dalle pressioni del ministro della Pubblica sicurezza, Itamar Ben-Gvir, e dal peso dei suoi sei seggi alla Knesset. «Apprezzo il fatto che Gideon Sa’ar abbia risposto alla mia richiesta e abbia accettato di entrare nel governo. Questa mossa contribuisce all’unità tra di noi e alla nostra unità di fronte ai nemici», ha dichiarato il premier.
Per Sa’ar e il suo partito Nuova Speranza si tratta di una seconda volta. Avevano già fatto parte del governo di unità nazionale nato dopo il 7 ottobre. A marzo però Sa’ar aveva dato le sue dimissioni, contestando alcune scelte sulla gestione del conflitto. Ora rientra con una posizione più influente: farà parte del gabinetto di sicurezza di Netanyahu, l’organo in cui si decidono le strategie contro Hamas e Hezbollah. Per il momento Sa’ar sarà ministro senza portafoglio. Sperava di sostituire alla Difesa Yoav Gallant, ma l’opzione è sfumata la settimana scorsa. Quando i media locali hanno rivelato il possibile siluramento di Gallant, l’opinione pubblica ha contestato la scelta e Sa’ar ha fatto un passo indietro. Il cambio però, scrive l’emittente Kan, potrebbe avvenire più avanti visto lo scontro aperto tra l’attuale ministro della Difesa e il premier.
«Non ha senso continuare a stare all’opposizione, dove sulla questione della guerra la maggior parte delle posizioni sono diverse, persino lontane dalle mie. In questo momento, è mio dovere cercare di contribuire al tavolo dove si prendono le decisioni», ha dichiarato Sa’ar, definendo la sua decisione di unirsi al governo come «patriottica». Sa’ar è tra i contrari a un accordo con Hamas per lo scambio degli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco. Per questo il suo ingresso nel governo è stato commentato con preoccupazione dal Forum delle famiglie degli ostaggi, che vorrebbe al più presto un’intesa per poter riportare a casa i 101 rapiti ancora prigionieri a Gaza.
Oltre alle decisioni sul conflitto, il voto di Sa’ar e degli altri tre parlamentari di Nuova Speranza potrebbe incidere in futuro su altri due punti: la controversa riforma della giustizia, al momento congelata, e la legge per la coscrizione degli studenti delle scuole religiose. Su quest’ultima si giocherà la tenuta dell’intera coalizione, vista la contrarietà dei partiti religiosi. Senza i loro 14 seggi, Netanyahu non ha la maggioranza.