CULTURA – I film e i libri che raccontano le guerre del Libano

Saggistica, romanzi e film (anche d’animazione) hanno elaborato negli anni le guerre tra Libano e Israele. Tra i libri più celebri c’è Da Beirut a Gerusalemme del giornalista statunitense Thomas L. Friedman, che fu a Beirut al tempo dell’invasione israeliana del Libano meridionale (1982) e a Gerusalemme seguì poi il primo anno dell’Intifada (1987). I suoi reportage dal Medio Oriente gli sono valsi tre premi Pulitzer.
La prima (1982-2000) e la seconda guerra del Libano (2006) sono state raccontate anche da autori israeliani, con toni spesso critici e autocritici. È il caso del romanzo Tredici soldati (2005) di Ron Leshem, tradotto in oltre 20 lingue, che racconta di un contingente di soldati inviato a occupare un avamposto nella “zona cuscinetto”. Siamo nel 2000, l’anno del ritiro israeliano dalla Zona di Sicurezza. Dal libro di Leshem il regista Joseph Cedar avrebbe tratto Beaufort (2007), nominato all’Oscar come miglior film straniero e Orso d’Argento al 57° Festival di Berlino. Sul grande schermo è stato trasmesso anche Lebanon (2011) di Samuel Maoz, Leone d’Oro alla 66ª Mostra internazionale di Venezia. Il film propone una visione sul conflitto del 1982 dall’opprimente prospettiva di un carro armato. Valzer con Bashir (2008) di Ari Folman parla dello stesso conflitto, usando il linguaggio dell’animazione. Anche in questo caso si tratta di un film di successo, che ha vinto il Golden Globe e altri premi. Meno noto è Finale di coppa (1991) di Eran Riklis sulle vicende di un israeliano e un palestinese accomunati dalla passione per la nazionale italiana di calcio vincitrice del Mundial di Spagna in concomitanza con quella guerra. Nel Libano di oggi a trazione Hezbollah ci porta invece la quarta stagione della serie israeliana Fauda, dopo che nella terza lo sfondo era stato la Gaza di Hamas. Tanti colpi di scena e un’incursione in territorio nemico che inizia dalla zona di confine vicino Majdal Shams, il villaggio druso colpito a fine luglio dal “Partito di Dio” con la strage dei bambini che seguivano una partita di calcio.
Anche la grande letteratura israeliana ha spesso parlato di Libano. Ne Il signor Mani (1989), uno dei cinque dialoghi impostati da Abraham B. Yehoshua in quello che è forse il suo capolavoro mette al centro il giovane soldato Efraim, di stanza nel Paese dei Cedri all’inizio degli anni Ottanta. In A un cerbiatto somiglia il mio amore (2008) di David Grossman è possibile invece cogliere il tragico riflesso autobiografico dell’autore, il cui figlio Uri fu ucciso nel 2006 da un missile anticarro sparato dai terroristi sciiti.
Tornando al Mundial del 1982 da segnalare è anche il libro La partita dell’italiano Piero Trellini (2019, Mondadori), vincitore in giugno degli Sports Book Awards. La partita narrata dall’autore è quella epica tra Italia e Brasile, vinta dall’undici di Bearzot per 3 a 2. Per giorni Klein aveva perso contatto con il figlio Amit, richiamato in servizio e impegnato al fronte. Fin quando in albergo, alla vigilia dell’incontro, era arrivato un telegramma: «Oggi, come sai, è il mio compleanno. Lo sto festeggiando qui, in Libano. Molti miei amici sono morti e il mio cuore è spezzato, ma parliamo molto della Coppa del Mondo e io sto aspettando con impazienza di vederti arbitrare una partita. Con amore».

a.s.

(Nelle immagini: una scena di Beaufort, la copertina del libro di Friedman)