ISRAELE – Gli effetti della guerra: nuove regole per abitanti regione centro
«Da due settimane non vado in ufficio su disposizione della mia azienda perché si trova a Yokneam, più vole minacciata dai missili di Hezbollah», spiega a Pagine Ebraiche Raphael Barki. Da due settimane il suo ufficio è casa sua nel centro di Tel Aviv. Anche qui Hezbollah ha provato a colpire, ma i suoi missili sono stati intercettati. «Nelle scorse ore le sirene non sono suonate nel nostro quartiere, ma più a nord, dove si trova la scuola di mia figlia». Oggi lei è rimasta a casa, ma a tutti i genitori è arrivato il messaggio dalla preside con l’avviso che gli studenti sono andati nel rifugio e poi sono tornati in classe. «Noi siamo tranquilli, anche se molto è cambiato nell’ultimo anno». Con l’acuirsi dello scontro con i terroristi libanesi, oltre al nord, anche il centro d’Israele è diventato un obiettivo sensibile. Per questo il Comando del fronte interno ha emesso oggi alcune restrizioni per i civili residenti nelle due aree: sono possibili raduni fino a 30 persone all’aperto e 300 al chiuso. Le attività educative e i luoghi di lavoro possono rimanere aperti solo se nelle vicinanze si trova un rifugio adeguato che possa essere raggiunto in tempo. «Anche le spiagge sono state chiuse per sicurezza», aggiunge Barki, già presidente del Comites di Tel Aviv.
La sua azienda è nel settore dell’high tech e come molte altre è stata direttamente investita dal conflitto. «Il mio ceo a partire dal 7 ottobre, per quattro mesi è stato richiamato nell’esercito e poi ha fatto un altro mese di recente. Diversi miei colleghi fanno parte dei servizi di sicurezza nei loro moshavim (insediamenti agricoli) nel nord e arrivano armati in ufficio». Nella quotidianità della guerra si cerca di mantenere una vita normale. «Anche se capitano situazioni surreali. Un incontro zoom con un nostro cliente a un certo punto si è interrotto a causa di un allarme antimissile. Quando la videochiamata è stata ripristinata e ci siamo scusati con il cliente per l’interruzione, lui ha replicato: ‘Tranquilli lavoriamo anche con l’Ucraina, siamo abituati’».
(Nell’immagine, la mappa dove sono suonati gli allarmi questa mattina nel centro d’Israele)