ISRAELE – Tsahal entra in Libano: Hezbollah pianificava un altro 7 ottobre

«L’operazione di terra nel sud del Libano è iniziata intorno alle 21:00 con un fuoco di artiglieria aggressivo, Tsahal ha portato tre brigate oltre confine. Secondo quanto riportano fonti militari, l’attenzione è concentrata sul settore orientale del confine. Al momento, il livello di resistenza è basso», racconta alla radio 103 FM il giornalista militare Or Heller, facendo un breve resoconto di quanto sta accadendo al confine tra Israele e Libano. I soldati di Tsahal stanno avanzando coperti dall’aviazione e dall’artiglieria con l’obiettivo di colpire «le roccaforti di Hezbollah che minacciano le città israeliane, i kibbutz e le comunità lungo il nostro confine», ha spiegato il portavoce dell’esercito Daniel Hagari. I terroristi libanesi stavano preparando un’invasione simile a quella di Hamas del 7 ottobre. «Hanno chiamato questo piano ‘conquista della Galilea», ha raccontato Hagari, e «progettavano di entrare nelle case israeliane e massacrare uomini, donne e bambini innocenti».
Per decenni, ha aggiunto il portavoce militare, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno chiesto al Libano di garantire che il suo territorio fosse libero da gruppi armati non governativi. La risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di Sicurezza, accettata da Gerusalemme e Beirut, stabilisce che nel Libano meridionale non debbano esserci uomini armati o materiale bellico che non appartengano al governo libanese o alla missione Onu Unifil. «18 anni dopo l’approvazione della risoluzione 1701, Hezbollah è il più grande esercito non governativo del mondo e il Libano meridionale è invaso dai suoi terroristi e dalle sue armi», ha denunciato Hagari.
L’operazione israeliana è stata notificata alle forze di pace di Unifil, il cui compito è garantire la calma nell’area e l’assenza di Hezbollah a sud del fiume Litani. Il portavoce Unifil ha condannato l’azione di Tsahal, definendola una violazione della risoluzione 1701. «Dopo 18 anni di inattività, Unifil ha il coraggio di denunciare Israele», replica Amichai Stein, analista militare dell’emittente pubblica israeliana Kan .
Al momento non è chiaro quanti terroristi siano rimasti nella zona di confine, spiega Nir Debori, giornalista dell’emittente N12. «In questa fase, non c’è molta resistenza e finora sono stati usati lanciarazzi contro le forze armate, senza fare vittime. L’operazione è circoscritta e non punta a occupare una fascia di sicurezza», afferma Debori. La manovra di terra è diversa da quella del 2006, prosegue il giornalista, «per evitare di affondare nel fango libanese e rimanere bersaglio delle imboscate di Hezbollah».
Le operazioni di Tsahal sono facilitare dal fatto che le aree in cui è impegnata siano state evacuate. «La maggior parte del Libano meridionale è priva di civili e, da oggi, anche di soldati dell’esercito libanese», sottolinea sul sito Zman il commentatore politico Amir Bar-Shalom. «Non è escluso che un messaggio israeliano sia arrivato a Beirut» perché far allontanare l’esercito regolare in modo da evitare ogni suo coinvolgimento nel conflitto. Ai civili rimasti nell’area intanto continuano anche in queste ore ad arrivare appelli affinché lascino la zona. Il portavoce in lingua araba dell’Idf, Avichai Adraee, ha chiesto ai residenti di diversi villaggi, tra cui Aabbassiyeh e Bint Jbeil, di evacuare a nord del fiume Awali.
L’obiettivo è creare una zona smilitarizzata fino al fiume Litani. Qui si sono riposizionate gli uomini di Radwan, le forze d’élite di Hezbollah, spiega Bar-Shalom. «Sono rimaste numericamente quasi illese dagli attacchi di Tsahal». Sei brigate sarebbero pronte a possibili incursioni in territorio israeliano. «È una minaccia da non sottovalutare», sottolinea l’analista. Hezbollah nel mentre continua a sparare razzi: allarmi sono suonati in tutto il nord e nel centro d’Israele. Gli attacchi hanno causato alcuni feriti, ma, dichiarano le autorità, la situazione è sotto controllo. Uno dei missili è caduto su una strada allo svincolo di Horeshim, pochi chilometri a nord est di Tel Aviv, senza causare vittime (nell’immagine).