LA POLEMICA – E. Calò: Ritratti di idealisti o di idealisti che ritrattano
Prima c’erano stati gli attacchi di Hamas a Israele (che l’hanno visto comprimersi dal sud, evacuando i suoi abitanti) e di Hezbollah (che l’hanno visto comprimersi dal nord, evacuando i suoi abitanti). Il colpo sferrato da Hamas il 7 ottobre 2023 era stato descritto in modo sineddotico dal segretario di Stato USA, Anthony Blinken: «L’occhio del padre cavato davanti ai suoi figli, il seno della madre tagliato, il piede della ragazza amputato, le dita del ragazzo tagliate prima che fossero giustiziati, e poi i loro carnefici si sedettero e fecero un pasto. Questo è ciò di cui si occupa questa società», ma da allora qualche cosa sembrerebbe essere cambiata. Prima i commentatori, protagonisti della politica inclusi, rimuovevano l’aggressione del 7 ottobre 2023, semmai qualificandola a stregua di «odioso blitz» o di «raid di poche ore», anche perché non lo avevano subito né loro né i loro cari. Chi ha fatto questo non felicissimo commento, forse non sapeva che il Center for strategic and International Studies considera che «l’attacco terroristico di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023 sarà ricordato come uno dei peggiori attacchi terroristici della storia».
Dopo la reazione vittoriosa di Israele negli ultimi giorni, gli ardori si sono placati. La letteratura è costellata da «placa l’ira» ovvero «quell your anger». Il primato, forse, andrebbe all’Iliade, ma non si limita alla letteratura greca, e tracima nei secoli a venire. Viene da pensare al nostro lungo periodo postbellico dal 1945 al 1968, nel quale gli animi si erano placati dopo i furori mussoliniani, quando la cartapesta del regime finì per crollare sulle teste degli italiani, colpendoli come se, anziché di cellulosa, fosse stata fatta di pietra. Siffatti animi placati portarono al cosiddetto miracolo italiano, e a un periodo di prosperità unico per il passato e, purtroppo, anche per il futuro.
I mass media (Hans Kelsen: “Come la persona fisica non è un uomo, la persona giuridica non è un superuomo”) fatti di esseri umani dietro un usbergo di varia natura, sembrerebbero rassegnarsi all’idea di poter vivere senza i pittoreschi e bonaccioni terroristi di Hamas e Hezbollah, puntualmente inquadrati quale inevitabile esito delle colpe dell’Occidente, palesate segnatamente nel consentire alle donne delle libertà vergognose, come quella di far vedere le pupille oppure – peggio – di girare in autobus da sole oppure, vergogna delle vergogne, in bicicletta, per non dire dell’obbrobrio di non frustare in piazza gli omosessuali. Figurarsi, poi, tollerare gli ebrei «ruba terra», i quali non dovrebbero abitare né in Israele né altrove: dovrebbero, semplicemente, non abitare.
Dispiace un poco vedere che è la forza bruta di Hamas l’argomento che ha persuaso una valanga di agitatori, dove non mancano alcuni firmaioli, talvolta appartenenti alle categorie di associati, ricercatori e assegnisti, se non altro perché, se contano soltanto le armi quale argomento principe, è inutile sprecare le risorse del contribuente per disquisire delle leggi del ’38, laddove si possano adottare posizioni che attentano alla sicurezza dello Stato ebraico. Più terrorizzante ancora è il pensiero che, se gli ebrei della diaspora oppure quelli di Israele si indebolissero, riprenderebbero le intemerate puntualmente fantasiose e le gare a chi la spara più grossa, dove si affronta ogni argomento, eccetto quelli che conducano al discrimen fra aggressore e aggredito. Tanto, gli ebrei hanno torto per definizione.
Con le vittorie militari israeliane, dopo i rovesci e le polemiche subìte dallo Stato ebraico, in TV si urla di meno e si ragiona di più perché, se la rimozione della realtà è stata una costante, tanto da diventare il carburante del pacifismo, è andato a finire che la considerazione circa la precisione della macchina bellica israeliana è prevalsa sulle chiacchiere diffamatorie che hanno contrassegnato l’operato dei media. Non è piacevole constatare che le considerazioni d’ordine morale non abbiano avuto mai alcun peso nel dibattito pubblico, mentre l’unico argomento dotato di attrattiva è costituito dalla forza delle armi. Ben venga, se serve per porre un argine a tanti discorsi velenosi, in mezzo ai quali abbiamo notato con piacere come Aldo Cazzullo chiarisse in TV, di fronte ad un intervistatore autoreferenziale, che finora l’Autorità palestinese non ha riconosciuto la legittimità dello Stato d’Israele, mentre il mondo (aggiungiamo noi) vuole che si riconosca la legittimità di quello loro. I pacifisti – se fossero realmente tali e se fossero sempre in buona fede – dovrebbero capire che il mantenimento della pace dipende dalla deterrenza, non certo dalla retorica delle cosiddette offensive diplomatiche. Prova ne sia che anche nel fronte interno italiano, non sono i discorsi umanitari a incidere (ad esempio, è assente dal dibattito l’intenzione dichiarata di distruggere Israele) bensì la mera constatazione del rammentato potere militare israeliano. Dal punto di vista morale ed etico, questa constatazione non depone a favore di buona parte dei mass media nostrani, per non dire di quelle case editrici che arrivano in libreria. Non faremo mancare dei nostri commenti al riguardo, se necessari.
Emanuele Calò