7 OTTOBRE – L’Italia ebraica si raccoglie nel ricordo

«Am echad, lev echad». Un popolo, un unico cuore. Il concetto è spesso risuonato nelle cerimonie commemorative del 7 ottobre svoltesi nell’Italia ebraica.
Venezia
A Venezia, nella Scola Spagnola, il rabbino capo Alberto Sermoneta ha ricordato che «l’eccidio, il pogrom, l’attentato del 7 ottobre», non rappresentano «la prima volta in cui il nostro popolo ha subito vili offese alla propria vita; più volte nella nostra storia si è cercato di annientarci, cercando in tutti i modi di rendere complice anche gente lontana, seminando così odio e rancore contro gli ebrei».
L’ondata di antisemitismo che ne è stata la conseguenza ha riproposto «la caccia all’ebreo, un “ritorno al passato”, una profonda ferita per noi mai rimarginata», ha proseguito il rav. «Serve ricordare e trasmettere affinché chi ha buona volontà e voglia di pace impari, per non ripetere e far ripetere più». In precedenza, in Comunità, si era svolto un incontro con il drammaturgo israeliano Roy Chen, autore tra gli altri dei libri Anime e Chi come me (pubblicati entrambi in Italia da Giuntina). Si sono confrontati con l’autore, voce spesso presente nel dibattito delle idee di questi mesi, il presidente della Comunità ebraica Dario Calimani, il consigliere Daniele Radzik e Davide Cutrì del coordinamento culturale. Chen, spiega Cutrì, «ci ha guidati in una conversazione profonda sui sentimenti e le percezioni vissute nel corso di quest’anno, paragonato, metaforicamente, a una lunghissima giornata di angosce». Nel corso dei suoi interventi, «l’autore ci ha raccontato quanto il teatro abbia esercitato un ruolo cruciale nel permettergli di elaborare il dramma; un’esperienza che non si è limitata alla sfera personale, ma ha influenzato l’intensa attività di volontariato con piccoli attori, in molti casi orfani o ragazzi che hanno vissuto conseguenze dirette del 7 ottobre, con cui ha collaborato nelle scuole».
Torino
Centinaia le persone raccoltesi a Torino, in piazzetta Primo Levi, per la fiaccolata silenziosa che ha concluso l’iniziativa “Un silenzio assordante”, apertasi con la proiezione di alcuni acquerelli realizzati da Elisabetta Furcht sullo sfondo di musiche raccolte da Jonathan Sierra. Spazio poi alle preghiere e riflessioni. «Angoscia e speranza sono i sentimenti che provano in questo momento gli ebrei torinesi, al pari di tutti i loro fratelli di Israele e della Diaspora», ha affermato il presidente della Comunità ebraica Dario Disegni. Angoscia «per la sorte degli ostaggi detenuti in condizioni inimmaginabili nei tunnel dei terroristi e per le perduranti minacce all’esistenza dello Stato di Israele attraverso l’incessante lancio di missili, di razzi e di droni incendiari da Gaza, dal Libano, dallo Yemen e dall’Iran». Angoscia anche «per la recrudescenza di un antisemitismo, che ha fatto registrare ovunque un’impennata su livelli mai registrati dal dopoguerra a oggi». Al tempo stesso, ha esortato Disegni, «dobbiamo coltivare la speranza che il nuovo anno ebraico possa portare pace e serenità a Israele e a tutti i popoli che stanno soffrendo per le guerre, le violenze di feroci dittature, le carestie, la fame in questo difficilissimo momento». E in questo senso, ha concluso «un segno di speranza ci viene dalla vicinanza di tutti coloro che sono qui con noi questa sera, a iniziare dai numerosi esponenti del Consiglio comunale e del Consiglio regionale».
Firenze
A Firenze, nei locali comunitari, alla commemorazione guidata dal rabbino capo Gadi Piperno era presente ed è intervenuta la sindaca Sara Funaro. Ha preso tra gli altri la parola anche il console onorario d’Israele Marco Carrai, sotto scorta da mesi e di nuovo preso di mira di recente da sostenitori propal che l’hanno indicato come un “agente sionista”, al pari della senatrice a vita Liliana Segre e di altri esponenti dell’ebraismo italiano (o vicini a esso). Hanno partecipato all’incontro fiorentino, tra gli altri, anche il prefetto Francesca Ferrandino, il questore Maurizio Auriemma e l’assessora regionale all’Istruzione Alessandra Nardini. «Non siamo ancora in grado di elaborare il nostro lutto», ha detto rav Piperno. «Nei nostri cuori ci sono ancora i 101 ostaggi e preghiamo per loro ogni giorno».
Livorno
A Livorno, la commemorazione comunitaria è stata preceduta dalla proiezione del documentario Screams before silence (“Urla prima del silenzio”) sugli stupri e le violenze commesse da Hamas, in collaborazione con l’associazione Setteottobre. In ricordo delle vittime e in solidarietà con gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi sono stati poi letti «alcuni salmi, insieme a formule di suffragio per quanti sono stati trucidati e d’auspicio per la liberazione dei rapiti», informa la Comunità ebraica in una nota. Un ringraziamento è stato in particolare rivolto alle forze dell’ordine, presenti anche ieri sera, «per la costante collaborazione per assicurare la sicurezza delle nostre iniziative, con la triste constatazione che ciò sia purtroppo necessario alla luce del torbido clima di pregiudizio creatosi».
Napoli
A Napoli, in sinagoga, c’era il prefetto Michele Di Bari. Nel rivolgersi alle autorità, il rabbino capo Cesare Moscati ha detto: «La vostra solidarietà ci fa sentire meno soli». Sono intervenuti anche i consiglieri Sandro Temin e Daniele Coppin, il primo a nome dell’Ucei. «Quello che è successo e succede in Israele è come se accadesse a ognuno di noi», ha dichiarato Temin. «Ciò che ha fatto Hamas è andato anche oltre gli abomini nazisti», ha poi sottolineato Coppin. «I tedeschi cercavano di nascondere gli orrori che commettevano, Hamas li ha perpetrati mostrandoli al mondo intero».
a.s.
(Nelle immagini: la fiaccolata a Torino davanti alla sinagoga, la conferenza di Venezia, uno degli acquarelli di Elisabetta Furcht, il documentario “Screams before silence” proiettato a Livorno, il rabbino Moscati suona lo shofar nella sinagoga di Napoli)