MEMORIA – Cinquant’anni senza Oskar Schindler
Daniel Vogelmann: Sono nato grazie a lui

Quando il 9 ottobre del 1974 si concluse la sua vita, il nome di Oskar Schindler non era ancora noto alla masse. Sarebbero trascorsi poco meno di vent’anni perché ciò accadesse, grazie al film-capolavoro di Steven Spielberg (Schindler’s List) che rese omaggio alla traiettoria del cinico imprenditore filo-nazista trasformatosi in salvatore di ebrei a Shoah in corso. Tra gli oltre mille prigionieri delle SS che beneficiarono della sua “lista” e soprattutto del suo coraggio c’era anche il tipografo Schulim Vogelmann, nato in Galizia nel 1903, residente a Firenze dal 1922, anche lui morto nel 1974.
«L’unico italiano tra gli ebrei di Schindler», sottolinea il figlio Daniel, poeta e fondatore della casa editrice Giuntina, nato a Firenze nel 1948. A cinquant’anni esatti dalla morte di Schindler «si accavallano oggi sensazioni profonde», racconta Vogelmann. «Se sono nato è stato grazie a lui e in tanti altri nel mondo si trovano nella mia condizione. Ce ne fossero state di più di persone come lui, a quel tempo, forse la Shoah non avrebbe avuto l’impatto che conosciamo».
Proclamato “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem, Schindler è sepolto in un cimitero cattolico di Gerusalemme, sul Monte Sion, appena fuori dalle mura della Città Vecchia. «Non credo ci siano altri ex nazisti nella sua condizione», afferma Vogelmann. Inevitabile un pensiero alla scena conclusiva di Schindler’s List, quando alcuni ebrei salvati dall’industriale, affiancati dagli attori, depositano un sasso sulla sua tomba come è uso nella tradizione ebraica. Oltre a quello, sono tanti altri i momenti della pellicola di Spielberg impressi nella memoria (e nel cuore) del figlio del tipografo italo-galiziano, «salvatosi anche per la padronanza di tante lingue, che come noto era decisiva in campo di sterminio». In particolare il discorso che l’industriale rivolge ai “suoi” ebrei, nel momento in cui prende congedo da loro con i liberatori alle porte. «È una scena potente e mi fa impressione pensare che mio padre fosse lì, quel giorno, ad ascoltarlo», dice Vogelmann. «Con quali sensazioni posso solo immaginarlo». Non c’era solo la gioia della liberazione. Al loro arrivo al campo di sterminio, i nazisti avevano trucidato la moglie Annetta Disegni e la loro figlioletta Sissel, di otto anni. Vogelmann si sarebbe poi sposato in seconde nozze con Albana Mondolfi e dalla loro unione, sarebbe nato Daniel.
Ad illuminare la vita dell’imprenditore “Giusto” è arrivato da poco anche un libro: Oskar Schindler. Vita del nazista che salvò gli ebrei di Francesca Cosi e Alessandra Repossi, pubblicato da Edizioni Terra Santa. Il libro ha tra gli altri un pregio, osserva Vogelmann: «Far risaltare il ruolo di Emilie Schindler, la moglie di Oskar, che fu accanto al marito nell’opera di salvataggio».

Adam Smulevich