ROMA – Il ricordo del 9 ottobre
Fadlun: Filo rosso con il presente

All’esterno del Tempio Maggiore di Roma una lapide ricorda che il 9 ottobre del 1982, al termine della preghiera, proprio qui «mani assassine per odio antisemita» uccisero il piccolo Stefano Gaj Taché, di due anni appena, e ferirono altre 40 persone (alcune di loro per giorni in bilico tra la vita e la morte). «Mani assassine» di terroristi palestinesi, in un filo rosso che unisce il 9 ottobre di 42 anni fa al 7 di ottobre dello scorso anno. In entrambi i casi era Shemini Atzeret: festa gioiosa e solenne, profanata dalla medesima volontà annientatrice.
L’ha sottolineato il presidente della Comunità ebraica romana Victor Fadlun, soffermandosi con i giornalisti al termine della breve commemorazione che si è tenuta come ogni anno davanti alla lapide nel giorno dell’anniversario. Due le corone deposte: una a nome della Comunità insieme all’Ucei, l’altra del Comune. Il rabbino capo Riccardo Di Segni ha letto un salmo. E poi la cerimonia si è sciolta, senza interventi, in un commosso silenzio. In raccoglimento hanno sostato tra gli altri la presidente Ucei Noemi Di Segni; l’assessore comunale alla Cultura, Miguel Gotor; Daniela Gaj e Joseph Taché, i genitori di Stefano; Gadiel, il fratello, tra i feriti più gravi, già intervenuto domenica sera in una partecipata veglia in sinagoga.
«Il 9 ottobre del 1982», ha detto Fadlun ai giornalisti, «fu compiuto un attacco inaspettato, la cui violenza e il cui orrore hanno segnato la nostra comunità». Al dolore per la ferita ancora aperta, anche perché «giustizia non è stata fatta», si è aggiunto il trauma del 7 ottobre. C’è un legame, ha affermato, «ed è il profondo e vergognoso antisemitismo: si sono colpite delle persone perché ebree; questa non è politica, ma barbarie».
L’anniversario è stato commentato anche dalla presidente Ucei Noemi Di Segni in una nota. «Il clima di profonda tensione, minacce e distorsione mediatica diffusa» c’era allora e c’è oggi, denuncia Di Segni. «Pensare di poterli tenere a bada e che siano marginali è solo un’illusione».

a.s.