DIALOGO – Nuovi libri contro il pregiudizio

Quando lo scorso anno la Conferenza episcopale di Francia diede alle stampe un volume su come Déconstruire l’antijudaïsme chrétien à partir de l’enseignement de l’Eglise, affrontando vari nodi aperti della relazione tra ebrei e cristiani e mettendo al centro il millenario persistere di alcuni pregiudizi, il rabbinato non solo d’Oltralpe si produsse in un applauso ma formulò anche una speranza, così riassunta dal vicepresidente dei rabbini europei Moché Lewin: la prossima traduzione del libro «in tutte le lingue possibili, perché a livello europeo e mondiale non esiste un testo del genere e i problemi teologici che solleva non sono riferiti alla sola Francia». Il mercato editoriale italiano è stato il primo a raccogliere la sfida. Decostruire l’antigiudaismo cristiano, pubblicato da Castelvecchi, è da oggi in libreria e animerà stasera a partire delle 17.30 un dibattito alla Pontificia Università Gregoriana, con in apertura i saluti della presidente Ucei Noemi Di Segni e per la Cei del vescovo Derio Olivero, presidente della commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo. Dai nefasti effetti della “teologia della sostituzione” a quelli dell’accusa del deicidio, spesso reiterata nei secoli e millenni con disastrose conseguenze, il volume propone un percorso in venti tappe e parte dal concetto che non vi sia nulla di più nefasto, per un cristiano, degli «accenni di antisemitismo» e «perfino di antigiudaismo» che nuocciono a uno sviluppo positivo della sua fede.

Venticinque autori a confronto

Il volume è stato concepito ben prima del 7 ottobre 2023 e arriva in Italia in un momento in cui la qualità del dialogo appare significativamente peggiorata. Successiva al pogrom di Hamas è invece la gestazione de Il nuovo rifiuto di Israele, una raccolta di 25 saggi curata da Massimo De Angelis per l’editore Salomone Belforte. Dirigente dell’amicizia ebraico-cristiana, De Angelis spiega che il libro «è stato concepito un attimo dopo il pogrom del 7 ottobre» e ispirato «alla volontà di veder chiaro oltre la fitta coltre di orrore, di comprendere in tutta la sua portata il significato di quanto avvenuto e di giungere a un punto di vista il più possibile saldo, argomentato e condiviso». Venticinque autori con vari background e correnti di pensiero hanno raccolto la sfida di elaborare altrettante riflessioni, suddivise in tre sezioni: “L’Occidente non capisce più gli ebrei?”, “Ebraismo e sionismo”, “Dialogo nel nome di Dio”. In appendice un percorso nelle principali tappe del dialogo ebraico-cristiano. Partendo dai Dieci Punti di Seelisberg (1947), documento redatto nell’agosto del 1947 da un centinaio di delegati cristiani di diverse confessioni ed ebrei.
«Non vi sarà pace nel mondo se non ci sarà pace tra le religioni e non ci sarà pace tra le religioni se non ci sarà dialogo tra le religioni», scrive il presidente dell’Amicizia ebraico-cristiana Marco Cassuto Morselli nel saggio che apre la terza sezione. Per padre Adolfo Lippi, prete impegnato nel Dialogo, «è necessaria una vera empatia ebraico-cristiana, proveniente dalla gioiosa riscoperta dell’origine comune».

(Nell’immagine in alto: Éric de Moulins-Beaufort, il presidente della Conferenza episcopale di Francia, insieme al gran rabbino del paese Haim Korsia)