ISRAELE – Fermò i terroristi con i biscotti: il documentario su nonna Rachel

Il documentario, attraverso degli attori e con la consulenza di Rachel, ricostruisce le 20 ore in cui questa nonna di 66 anni di origine marocchine è riuscita ad arginare la brutalità di cinque terroristi palestinesi, cucinando per loro, distribuendo biscotti, bibite e caffè, chiacchierando e raccontando di sé. Non ha perso la calma neanche quando uno dei sequestratori l’ha colpita con il calcio della pistola o quando un altro ha puntato l’arma contro il marito. Ha conversato con loro, cantato per loro in arabo, li ha calmati, soprattutto grazie al cibo. E nel mentre fuori, con l’aiuto del figlio di Rachel, Eviatar, le forze di sicurezza hanno avuto il tempo di preparare l’irruzione e, alla fine, di salvare i coniugi Edri.
Quasi subito la storia di Rachel di Ofakim, la nonna che ha fermato i terroristi con i suoi biscotti, è diventata pubblica, trasformandola in una eroina nazionale. Il popolare programma satirico Eretz Nehederet le ha dedicato un personaggio. Artisti, vignettisti, illustratori e designer israeliani hanno iniziato a creare opere d’arte ispirate a lei. Quando il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha visitato Israele in segno di solidarietà dopo il 7 ottobre, ha voluto incontrarla e abbracciarla. Ora è arrivato il documentario su di lei. «Quando l’ho incontrata per la prima volta, conoscevo solo quello che vedevo in televisione, cioè la Rachel delle risate e delle citazioni, dei biscotti per i terroristi e delle canzoni», ha spiegato la regista Zohar Wagner al sito d’informazione Davar. Wagner si è resa conto che Rachel si era consapevolmente costruita un personaggio pubblico fatto di sorrisi e leggerezza. Dopo la tragedia del 7 ottobre, «ha cercato di nascondere il suo dolore e la sua ferita per incoraggiare chiunque la incontrasse, per dare il suo contributo a far superare alla nazione la paura dei terroristi».

La scomparsa del marito
Una forza mantenuta anche dopo aver perso il marito, pochi mesi dopo il miracoloso salvataggio. «David non era solo mio marito, era il mio migliore amico», ha raccontato a ynet Rachel. «I terroristi gli hanno puntato una pistola alla testa e lo hanno minacciato: ‘Entro domattina sarai morto’». Uno shock da cui l’uomo non si è più ripreso. «Anche dopo che ci siamo salvati, non è più tornato come prima. È appassito davanti ai miei occhi. Era arrivato al punto di non riuscire a fare nulla da solo. Per quattro mesi gli ho fatto il bagno, l’ho vestito e gli ho dato da mangiare. Mi sono presa cura di lui tutto il tempo, pregando Dio: ‘Non portarmelo via’». Lo scorso febbraio Davdi Ebri si è spento a 68 anni.
Ora il principale obiettivo di Rachel è tornare nella sua casa di Ofakim, semi distrutta durante i combattimenti con i terroristi. Al momento vive in un’abitazione sovvenzionata dal governo, ma lei vuole tornare a casa sua. Il sindaco di Ofakim si era offerto di trasformarla in un museo, ma la donna ha rifiutato. Anche ai figli che hanno cercato di farla desistere, ha ribadito la sua volontà. «Sono sicura che sarà molto difficile tornare nel luogo in cui si è verificato questo trauma», ha spiegato Edri a ynet. «Ma voglio dimostrare ai terroristi che non ho paura. Tornerò nella casa dove sono cresciuti i miei figli e dove ho vissuto con mio marito. Non ho intenzione di lasciarla fino al giorno della mia morte».

d.r.