7 OTTOBRE – Gli eroi di Shay Charka

In un passo del Talmud si racconta dell’eroico Avouka, che difese fino alla morte le mura di Gerusalemme dall’assedio babilonese (586 a.e.v). A lungo Avouka ributtò indietro i grandi massi lanciati dalle catapulte nemiche, finché stravolto non cadde e morì. Solo allora i babilonesi riuscirono a sfondare le mura, saccheggiando la città e distruggendo il Primo tempio. «Questo passo mi è tornato in mente quando ho sentito la storia di Aner Shapira. Il 7 ottobre, durante l’attacco di Hamas, Aner si trovava al festival di Re’im. Assieme ad altri si era nascosto in un bunker. Per sette volte i terroristi hanno lanciato contro il gruppo delle bombe a mano. E per sette volte Aner le ha ricacciate indietro. È stata l’ottava granata a ucciderlo».
La leggenda talmudica e la storia vera hanno evidenti somiglianze, spiega a Pagine Ebraiche l’illustratore Shay Charka. «Ho tratto spunto da Avouka per raccontare l’eroismo di Aner in una raccolta ideata dal mio collega Uri Fink e dedicata a dodici storie del 7 ottobre». Il volume è uscito in Francia a con il titolo Au coeur du 7 octobre (Delcourt). «Un modo per rendere omaggio alle storie di coraggio civile di quel giorno terribile. Aner era un grande amico di Hersh Goldberg-Polin, con cui era andato al Festival di Re’im. Li ho ritratti mentre ballano uno accanto all’altro. Durante l’attacco, erano insieme nel bunker. Dopo aver ucciso Aner i terroristi hanno rapito Hersh e a lui ho dedicato la storia». Charka ha evitato di scrivere una frase per auspicarne il rilascio. «Speravo che Hersh, all’uscita del libro, sarebbe stato libero». Il primo settembre la sua salma è stata ritrovata assieme a quella di altri cinque ostaggi in un tunnel di Gaza. Come per tutta Israele, anche per Charka, illustratore pluripremiato e da anni vignettista satirico per Makkor Rishon, sito di riferimento per il blocco conservatore e religioso, il 7 ottobre ha rappresentato una cesura con la vita precedente. «Sentivo che il mio lavoro aveva perso di significato. Un vignettista in genere descrive da una prospettiva ironica gli aspetti della realtà che considera negativi o sbagliati. Un disegno satirico può dare l’impressione di un mondo in pezzi. Ma dopo il 7 ottobre non volevo dare queste sensazioni a chi combatteva per difenderci dai terroristi ». In una delle prime vignette pubblicate dopo la strage, il disegnatore ha raffigurato se stesso circondato da un’ombra e sotto una citazione dei Salmi (121): «Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra».
Cresciuto in una famiglia osservante, già studente in una yeshiva, Charka è il pioniere dei vignettisti con un background nazionalreligioso. I suoi lavori sono un continuo riferimento alla Torah, al Talmud, alle storie della tradizione. «Durante le lezioni alla scuola religiosa, ascoltavo e immaginavo come illustrare i personaggi di cui parlavano i nostri insegnanti ». Più o meno così è nato Baba, il simpatico protagonista di nove libri (il decimo è in lavorazione) che accompagna i lettori a scoprire racconti della tradizione ebraica. A volte si intrecciano con la mitologia greca, altra passione del creatore di Baba. «Non mi vedo come un educatore. Do vita alle immagini e alle idee che ho in testa, sperando di intrattenere i miei lettori». Poi sta a loro scegliere se approfondire, sottolinea.
In Baba l’umorismo è leggero in stile Asterix e Obelix. Nelle caricature per Makkor Rishon assume toni sferzanti. Un esempio è la vignetta disegnata a giugno e diventata un caso in Israele. Si vedono dei soldati che trasportano un compagno ferito su una barella. Seduto sul soldato ferito c’è uno studente di yeshiva che sfoglia un libro sacro. «Non preoccupatevi», dice lo studente ai soldati. «I miei studi sono dedicati alla sua guarigione e al vostro successo». Una trasposizione della rabbia di larga parte della società israeliana per le esenzioni dalla leva obbligatoria concessa a migliaia di studenti di scuole religiose. Una parte del mondo haredi, racconta Charka, «mi ha accusato di antisemitismo. Per me quella vignetta rimane valida. Non si tratta di prendere in giro o ridere di qualcuno, ma di porre davanti al soggetto del disegno uno specchio e mostrare il riflesso che vedo io». Nonostante questi scontri, le divisioni interne alla società israeliana, Charka si dice ottimista sul futuro del paese. E richiama la storia di Avouka, la cui morte, secondo il racconto talmudico, avrebbe aperto alla distruzione di Gerusalemme e alla Diaspora ebraica. «Per quel che so della storia ebraica, la distruzione arriva quando una civiltà si esaurisce. A uno strato di ebraismo subentra così quello successivo, come se fosse una evoluzione darwiniana della nostra specie. Per la nostra, di ebrei israeliani, non è ancora arrivato il momento dell’estinzione. Abbiamo ancora molto da costruire, creare e innovare. Il 7 ottobre è stata una distruzione parziale, dimostra che dobbiamo cambiare direzione, non è la nostra fine».

Daniel Reichel