16 OTTOBRE – Mille passi, Giuliani: Estirpare l’odio dai cuori

Appena mille passi separano piazza San Pietro da Palazzo Salviati, dove i nazifascisti imprigionarono gli ebrei romani catturati a partire dall’alba del 16 ottobre del 1943 e poi deportati due giorni dopo ad Auschwitz-Birkenau. Ogni anno l’associazione “Ricordiamo insieme” fondata dai coniugi tedeschi Federica e Tobias Wallbrecher promuove varie iniziative attorno all’anniversario, la prima delle quali è un momento di riflessione nella piazza simbolo universale della cristianità. Da San Pietro parte dunque la marcia dei “mille passi” verso l’edificio di quella temporanea detenzione. Una marcia per la memoria e contro l’indifferenza, ieri come oggi. «Gli ebrei di tutta Europa furono allora presi di mira in quanto “oggetto” di quello stigma antico che nei secoli s’era fatto catena di pregiudizi, di discriminazioni e di aperte persecuzioni prima dei diritti solo recentemente acquisiti e poi delle persone», rileva il docente di Pensiero ebraico Massimo Giuliani, uno degli oratori dell’edizione di quest’anno. «Tale stigma colpiva beni ebraici ed ebrei in persona per colpire la loro identità complessiva, fatta di fede religiosa e di tradizioni culturali, fatta di corpi e di anime inseriti in una storia trimillenaria, che era stata alveo e matrice dello stesso cristianesimo».
Il 16 ottobre 1943 è stato il “sabato nero” degli ebrei romani. «Anche il 7 ottobre 2023 era uno Shabbat», sottolinea Giuliani, autore tra gli altri del pamphlet Gerusalemme e Gaza. Guerra e pace nella terra di Abramo. Comunque si giudichi la guerra in corso, e qualunque strategia si auspichi per raggiungere la pace tra i popoli che vivono in Medio Oriente, secondo Giuliani «resta vero non ci sarà pace nella regione fino a quando non sarà estirpato dai cuori, cioè dalle menti e dai libri scolastici e dalle parole di politici e genitori ed educatori, l’odio contro gli ebrei e l’ebraismo». In altre parole, «fino a quando non si riconoscerà la dignità e il diritto di esistere di Israele nella sua specificità religiosa, culturale e politica». In questo la Chiesa cattolica può e deve fare molto. Perché se è vero che dal Dopoguerra «ha compiuto grandi passi nella direzione dell’abbandono dei tradizionali pregiudizi antiebraici, che risalgono ai primi secoli di formazione delle dottrine cristiane, quando ancora era vivo l’agone con la matrice ebraica», sembra oggi necessario un ulteriore scatto di consapevolezza. In quest’ottica «ricordare insieme i tragici eventi del 16 ottobre ‘43, a un anno da quel che è successo nello Stato di Israele, significa ribadire insieme che il legame tra la terra di Israele e il popolo ebraico è “irrevocabile”; che ciò sia giustificato teologicamente o soltanto storicamente importa meno del fatto stesso che lo giustifichi e lo si accetti».

a.s.

(Nell’immagine in alto la marcia dello scorso anno, foto: Progetto Memoria)