FRANCIA – Yonathan Arfi racconta la resistenza degli ebrei transalpini

All’inizio di settembre, l’Agenzia Ebraica ha reso noto che dal 7 ottobre scorso a oggi sono state avviate nel mondo circa 30mila pratiche per emigrare in Israele. Di queste, quasi 6mila provenienti dalla Francia. Circa tre volte e mezzo il dato dell’anno precedente. Un numero eloquente, per molti versi allarmante. Non è comunque la prima volta che l’ebraismo transalpino registra simili flussi. È successo nel 2012, «dopo l’attacco contro la scuola Ozar HaTorah di Tolosa». E nel 2015, «dopo gli attacchi contro Charlie Hebdo e l’HyperCacher».

«Una profonda solitudine»

Oggi il tema è tornato d’attualità a causa di quella che Yonathan Arfi, presidente del Conseil représentatif des institutions juives (Crif), parlando con Pagine Ebraiche definisce «l’espressione di un profondo sentimento di solitudine». Nel merito la posizione del Crif «è molto chiara e repubblicana», afferma Arfi citando l’ex primo ministro Manuel Valls («La Francia senza gli ebrei francesi non è la Francia») e assicurando che anche gli attuali governanti mantengono «una linea assai ferma nei confronti dell’antisemitismo e a tutela degli ebrei francesi».
«Siamo una comunità militante», racconta Arfi, riferendosi alla mobilitazione su vasta scala avviata subito dopo il 7 ottobre. «Ci siamo attivati per sostenere la popolazione israeliana e chiedere il rilascio degli ostaggi. La nostra prima manifestazione risale al 9 ottobre». Oltre ad organizzare la visita in Francia di vari familiari di ostaggi insieme alla sezione francese della Wizo, il Crif ha lanciato l’iniziativa Mères de l’Espoir. Le “Madri della Speranza” si incontrano ogni venerdì nel centro di Parigi e nel loro solco «si sono formati vari collettivi che hanno proposto attività ed eventi. Di fronte ai continui colpi di scena della politica francese anche la barra politica è stata ferma, sintetizzata nello slogan “né con il Rassemblement National, né con la France Insoumise”. «Resistere all’estremismo» «È nel dna del Crif restare saldi di fronte alla tentazione degli estremi, siano essi di destra o sinistra», sottolinea Arfi. «L’estrema destra, nonostante i suoi tentativi di normalizzazione, rimane un partito fondato da ex SS, un partito che semina odio e non inganna nessuno». Dal suo canto «l’estrema sinistra si è tristemente distinta per un antisemitismo disinibito, sotto la maschera del sostegno dato ai palestinesi». Il partito di Jean-Luc Mélenchon, accusa Arfi, «ha portato il suo odio per lo Stato di Israele al centro del dibattito pubblico e politico e ha una responsabilità significativa» nell’aumento dell’ostilità antiebraica. Da ciò se ne deduce che «le nostre democrazie non sono mai del tutto al sicuro», ma al tempo stesso che «è sempre possibile resistere». È d’altronde ciò «che i francesi hanno dimostrato alle ultime elezioni, esprimendo una chiara scelta a favore dei valori repubblicani». Se a volte arriva il momento di fare compromessi, incalza Arfi, «non è mai il momento giusto per compromettersi».

Le relazioni con l’islam

Un fronte “caldo” resta quello delle relazioni con il mondo islamico. «I nostri rapporti con la comunità musulmana francese sono sempre stati ricchi di scambi e molto rispettosi», sostiene Arfi. In generale, «vari rappresentanti musulmani intrattengono buoni rapporti con il Crif, così come attori chiave della vita pubblica francese espressione di quella comunità». Tra gli altri, Arfi cita il giornalista e scrittore Mohamed Sifaoui, che ha appena pubblicato un libro-denuncia su Hamas ed è coinvolto in prima linea «nella lotta contro l’antisemitismo, l’odio e il terrorismo globale». Uno di quelli, insomma, che dal 7 ottobre «è al fianco degli ebrei francesi». Non a caso il suo libro è stato inviato «ai membri del Crif in occasione di Rosh haShanah», il Capodanno ebraico. Ciò premesso, Arfi valuta «con rammarico» l’assenza di organizzazioni islamiche a una «grande marcia contro l’antisemitismo» organizzata a Parigi poche settimane dopo il pogrom. C’erano migliaia di persone. Ma quell’assenza, vistosa, si è notata.

Adam Smulevich