ISRAELE – Gli ostaggi attesi dentro la Succah.
Il trauma e il consumo di sostanze

Da oltre un anno nel giardino dei coniugi Meirav Gilboa-Dalal e Ilan Dalal si trova una succah. La capanna realizzata per celebrare la festa di Succot doveva essere smontata dal figlio Guy. Aveva promesso di farlo dopo il suo rientro dal festival di Re’im il 7 ottobre 2023. Rientro mai avvenuto. Dal 7 ottobre Guy è ostaggio di Hamas e da allora la sua famiglia ha mantenuto in piedi la succah, diventata un simbolo di speranza. «Un segno di ottimismo dei miei genitori», ha raccontato Gal, fratello di Guy, al Times of Israel. «Forse quest’anno mangeremo qualcosa nella succah, ma non sarà una celebrazione, non sarà nello spirito della festa, non sarà come l’anno scorso, quando ci siamo riuniti con tutta la famiglia», ha aggiunto Gal. «Abbracceremo Guy da lontano».
In molte altre capanne di Succot si ricorderanno gli ostaggi quest’anno, come raccontano i media locali. All’ingresso del kibbutz Kfar Aza ad esempio è stata posizionata una succah con un grande striscione: «Doron, Keith, Gali, Ziv ed Emily sono ancora prigionieri a Gaza. Riportiamoli a casa ora». recita la scritta, La scritta è accompagnata dai volti degli ostaggi Keith Samuel Siegel, Doron Steinbrecher, Emily Damari e dei fratelli gemelli Gali e Ziv Berman. «Questi ragazzi, questi membri della nostra comunità, non sono qui. Vogliamo mostrare che sono ancora nei nostri pensieri e che non c’è niente di più importante di loro in questo momento», afferma Adi Lishbak ad Haaretz.

Le sostanze ad alto rischio
La loro assenza è il segno di un trauma ancora vivo. Un trauma che nel paese ha avuto diversi risvolti sociali, come spiega una ricerca del Centro israeliano sulle dipendenze (ICA). Secondo l’indagine, nell’ultimo anno in Israele sono aumentati drasticamente i casi di sintomi gravi da disturbo post traumatico così come l’uso di sostanze definite ad alto rischio (alcol, cannabis, farmaci ansiolitici e antidepressivi). Dal 7 ottobre un israeliano su quattro fa ricorso a questo tipo di sostanze, rileva il Centro. «Dove c’è più trauma, c’è più uso di sostanze. Queste ultime possono fornire un sollievo temporaneo, ma causano un peggioramento significativo della situazione nel tempo», ha spiegato a ynet il cofondatore di Ica, Shaul Lev-Ran.
Una ripartizione geografica dei dati rivela che il modello di consumo di sostanze ad alto rischio non è uniforme in tutto il paese, sottolinea ynet. Il picco maggiore è stato registrato nel nord, con un aumento dell’8,5%, pari al 28% della popolazione dell’area. «Se si considerano i dati complessivi, è chiaro che è necessaria una risposta a livello nazionale», aggiunge Lev-Ran. Per il ricercatore è necessario avviare su base nazionale una campagna di prevenzione e allo stesso tempo attivare un sistema di supporto per chi già uso di sostanze ad alto rischio.
Il proseguo del conflitto, sottolineano gli esperti dell’Ica, non facilita la situazione. Dal Libano continuano ad arrivare raffiche di missili. L’esercito israeliano ha confermato che continuerà la sua missione contro Hezbollah finché non sarà garantita la sicurezza ai residenti del nord. Anche nella Striscia di Gaza, dove Israele ha fatto entrare 50 camion di aiuti umanitari, l’obiettivo di rendere inoffensivo Hamas non è ancora stato raggiunto.

(In alto il disegno dell’illustratore Zeev Engelmeyer dedicata agli ostaggi. Nella scritta in ebraico si legge: “Non c’è sukkot nei tunnel”)