LIBRI – A. Calò Livnè: Castellano e la speranza di un Umanesimo possibile
Ho ricevuto La società fra memoria e speranza. Hatikvah. Per un Umanesimo possibile, un libro prezioso di Clelia Castellano, nel mattino di Sukkot, la Festa della Gioia. Per me era però anche uno di quei momenti in cui non si ha voglia di ridere e di salutare nessuno, ma di chiudere piuttosto il computer per non continuare a leggere e sentire invettive contro Israele, contro l’ebraismo e contro l’umanità. Si preannunciava una festa tutt’altro che di gioia. Una festa di frustrazione, interrogativi, rabbia e dolore per altre vittime di questo interminabile 7 ottobre, per le testimonianze dei genitori orfani di figli, di vedove e bimbi che non conosceranno mai il papà e di ragazze che non saranno mai madri.
Dalle prime pagine del libro ho sentito trapelare dalle parole un calore che mi ha avvolta, mi ha accarezzata e ha aperto nuovi e sconosciuti pertugi dai quali è filtrata una luce che non ricordavo più. Leggevo e mi sembrava di respirare meglio, più profondamente. Aria pura e limpida. Leggevo e mi innamoravo di questa docente di sociologia, di questa educatrice umanistica, di questa mia compagna di viaggio senza volto con la quale condividevo ogni pensiero di memoria, di pace, di unione, senza averla mai conosciuta di persona. Stavamo diventando amiche attraverso parole che non ricordavo più, attraverso pensieri spariti che avevano lasciato spazio a menzogne, manipolazioni e mistificazioni dell’idea di Israele, della sua nascita, delle sue origini. Castellano cita Protagora, Capote, Elber, Foer, Della Pergola e altri insigni filosofi, scrittori e personaggi della cultura e del mondo e attraverso loro ricostruisce la Storia, la narrativa smembrata, lacerata e profanata da chi, senza ritegno, ha bruciato bandiere gridando From the river to the sea. Attraverso un percorso di amore vero, l’autrice sfoglia davanti al lettore un magico libro di altri miti e leggende e rivela la poesia, la cultura, il periodo aureo di altri popoli perseguitati come gli armeni, i curdi e sì, anche i palestinesi, quei palestinesi che forse un giorno potranno essere nostri alleati per combattere il terrorismo, lo sfruttamento spietato e la violenza.
«Spero tanto che tu trovi il tempo per leggere il mio libro. Vorrei avesse tanta visibilità e diffusione fra gli ebrei per confortarli, e fra i non ebrei per far comprendere l’orrore dell’antisemitismo e la bellezza della memoria dei popoli», mi ha scritto. E proprio cosi è stato per me questo libro: un conforto, «la rivivificazione delle radici», in una «epoca di amnesia collettiva» in cui è il male è diventato mito e gli eroi sono coloro che stuprano, annientano e seminano terrore. Un libro scritto per studiosi, studenti e docenti umanisti, persecutori della giustizia e della collaborazione fra i popoli, ai quali sta a cuore il futuro di tutti noi esseri umani.
Angelica Edna Calò Livne